Il documento “I conti distributivi sulla ricchezza delle famiglie” appena pubblicato da Banca d'Italia ritrae il nostro Paese come sempre più povero e disomogeneo, con la ricchezza netta mediana delle famiglie crollata dai 200.000 euro del 2010 ai 150.000 euro degli ultimi anni. Con il 5% delle famiglie che detiene oltre il 46% della ricchezza complessiva.

L'istituto centrale ha dunque analizzato i portafogli di investimento dei nostri concittadini dividendo tra prima fascia (il 50% più povero), seconda (tra il 50° e il 90° percentile) e terza (il 10% più ricco).

La ricchezza della fascia povera e di quella media si limita essenzialmente all'abitazione che, nel primo caso, rappresenta il 74,6% del patrimonio familiare e, nel secondo, il 67,5%.

Il conto deposito rappresenta il 17% della disponibilità finanziaria del ceto più povero e il 14,7% per quello medio, mentre fondi comuni e assicurazioni intercetterebbero l'1,1% e l'1,7% delle masse, nel primo caso, e il 2,6% e il 4,4% nel secondo.

Il discorso cambia completamente quando si parla di ricchi: l'abitazione copre soltanto il 35,7% della ricchezza e i conti deposito l'11,5%, superati dal risparmio gestito (18,9%) e dalle azioni di società non quotate (spesso le proprie) al 18,6%. 

Nel portafoglio dei più benestanti Banca d'Italia individua anche un 3% di masse in obbligazioni, un 1,7% in azioni quotate e un 10,6% genericamente individuato come “altro”.