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Perché la gestione della liquidità è sempre più centrale

11/18/2016

La regolamentazione nata in seguito alla crisi finanziaria del 2008 ha limitato la capacità di molte banche


Quasi la metà degli investitori istituzionali crede che la diminuzione della liquidità sul mercato sia un cambiamento secolare destinato a proseguire per i prossimi anni, tanto che più di tre quinti degli intervistati afferma che le attuali condizioni del mercato hanno influenzato le loro strategie di gestione degli investimenti e stanno rivalutando le modalità di gestione del rischio dei loro portafogli. Motivo? La regolamentazione nata in seguito alla crisi finanziaria del 2008, insieme ai tassi di interesse più bassi registrati storicamente e alla lenta crescita dell'economia globale, ha limitato la capacità di molte banche di svolgere il loro tradizionale ruolo di market maker, circostanza che a sua volta ha avuto un impatto più ampio sulle condizioni di liquidità del mercato.

È quanto emerge da un recente studio condotto da State Street Corporation in partnership con l'Alternative Investment Management Association (AIMA) che ha incaricato Longitude Research di condurre un sondaggio a livello globale che ha coinvolto 300 investitori istituzionali tra giugno e luglio (150 sono asset owner, tra cui fondi pensione, compagnie di assicurazione, trust e fondazioni e 150 sono asset manager, tra cui 50 hedge fund). Dalla ricerca, presentata nei giorni scorsi a Milano alla stampa da Riccardo Lamanna (nella foto), head of State Street Global Services Italy, risulta che il 53% dei gestori e dei fondi pensione hanno in programma di aumentare la percentuale di investimenti liquidi per mantenere l'esposizione, il 44% sta incrementando la dimensione della propria allocation in disponibilità liquide a fronte di future passività o riscatti.

Le nuove condizioni di liquidità del mercato stanno spingendo molti player del mondo degli investimenti a orientarsi verso nuove soluzioni e piattaforme di prestito come quelle peer-to-peer che forniscono fonti alternative di liquidità: il 49% afferma che il ruolo delle istituzioni non bancarie come nuovi liquidity provider è destinato a crescere e il 42% sostiene che questa crescita verrà dagli hedge fund. Quasi la metà (47%) sostiene che gli hedge fund potrebbero svolgere un ruolo importante nel fornire liquidità in un contesto di mercato più volatile. 

"Lo shadow banking fino a pochi anni fa aveva una connotazione negativa, mentre ora può rappresentare un'opportunità. Su certe asset class è d'obbligo la disintermediazione dalle banche" spiega Lamanna. Considerate le diverse classi di investimento, a preoccupare soprattutto gli investitori istituzionali è "una crisi di liquidità nella parte fixed income e currency, in particolare nell'obbligazionario high yield" ha concluso Lamanna, ricordando tuttavia che il 48% dei partecipanti al sondaggio pensa che la diminuzione della liquidità di mercato sia una situazione che non cambierà in futuro.

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