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Previdenza complementare, rendimenti in calo

8/2/2022 | Redazione Advisor

A causa della caduta dei corsi dei titoli azionari e del rialzo dei tassi di interesse, che ha determinato il calo dei corsi dei titoli obbligazionari. Così spiega l'ultimo report di Covip


Cresce il numero di iscritti alla previdenza complementare, nonostante i rendimenti fiacchi. Questa la fotografia che emerge dall'ultimo report statistico di Covip che evidenzia come alla fine di giugno del 2022 le posizioni in essere sul fronte delle forme pensionistiche complementari hanno raggiunto quota 10 milioni, in crescita di 280.000 unità (+2,9%) rispetto alla fine del 2021. A tali posizioni, che includono anche quelle di coloro che aderiscono contemporaneamente a più forme, corrisponde un totale degli iscritti di circa 9 milioni di individui.

 

I fondi negoziali registrano un incremento di 194.000 posizioni (+5,6%), per un totale a fine giugno di 3,651 milioni. L’apporto maggiore alla crescita è arrivato, oltreché dai fondi per i quali sono attive le adesioni contrattuali, anche dal fondo rivolto al pubblico impiego. Nelle forme pensionistiche di mercato, si rilevano 53.000 posizioni in più nei fondi aperti (+3%) e 24.000 posizioni in più nei PIP nuovi (+0,7%); a fine giugno, il totale delle posizioni in essere in tali forme è pari, rispettivamente, a 1,788 milioni e 3,637 milioni di unità.

 

Sul fronte dei rendimenti la situazione non è molto rosea, come era naturale attendersi. Nel primo semestre del 2022 i risultati delle forme complementari hanno risentito della caduta dei corsi dei titoli azionari e del rialzo dei tassi di interesse, che a sua volta determina il calo dei corsi dei titoli obbligazionari. Al netto dei costi di gestione e della fiscalità, i rendimenti sono risultati negativi e pari a -8,3% e a -9,7%, rispettivamente, per fondi negoziali e fondi aperti; nei PIP di ramo III essi sono stati pari a -10,3%.

 

Per le gestioni separate di ramo I, che contabilizzano le attività a costo storico e non a valori di mercato e i cui rendimenti dipendono in larga parte dalle cedole incassate sui titoli detenuti, il risultato è stato marginalmente positivo, 0,5%.

 

Valutando i rendimenti su orizzonti più propri del risparmio previdenziale, nei dieci anni da inizio 2012 a fine 2021, il rendimento medio annuo composto è stato pari al 4,1% per i fondi negoziali, al 4,6 per i fondi aperti, al 5 per i PIP di ramo III e al 2,2% per le gestioni di ramo I; nello stesso periodo, la rivalutazione del TFR è risultata pari all’1,9%. Aggiungendo ai dieci anni i sei mesi del 2022, i rendimenti medi annui restano positivi: 3,1 per cento per i fondi negoziali, 3,4 per i fondi aperti e 3,7% per i PIP di ramo III; sono pari al 2,1% i prodotti di ramo I. La rivalutazione del TFR nello stesso periodo è del 2,2 per cento.

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