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PIR, non si ferma il trend negativo

8/30/2023 | Paola Sacerdote

Dopo un primo trimestre in cui i deflussi hanno superato il dato dell’intero 2022, le stime di maggio e giugno indicano un nuovo deterioramento che lascia poco spazio all’ottimismo. L’analisi di Intermonte


Non si arresta il trend negativo dei PIR ordinari. I dati di Assogestioni relativi al primo trimestre del 2023 mostrano 779,1 milioni di euro di deflussi, superiori al dato dell'intero 2022 (733,8 milioni di euro). Secondo l'Osservatorio PIR de Il Sole 24 Ore, i deflussi sono proseguiti in aprile, a 144 milioni di euro, in rallentamento rispetto ai trend di febbraio e marzo. Tuttavia, in maggio e giugno sono stati registrati deflussi per, rispettivamente, 196,9 milioni di euro e a 201,9 milioni di euro, segnando un nuovo deterioramento che lascia poco spazio all’ottimismo per i prossimi mesi.

Di fronte a questi dati, decisamente più negativi delle attese, Intermonte ha rivisto rivedere le stime per l'anno in corso, prevedendo deflussi pari a 1,5 miliardi di euro. “Le nostre previsioni confermano le aspettative di un miglioramento dei numeri nel secondo semestre 2023, nonostante la visibilità rimanga bassa (i deflussi nel primo semestre ‘23 dovrebbero essere di circa 1,3 miliardi di euro)” spiega il team di ricerca dell’investment bank indipendente. “Se si guarda alle cause dei riscatti dai fondi PIR, si può certamente ipotizzare che molti investitori, per via delle performance positive alla scadenza dei 5 anni (periodo di investimento minimo necessario per godere dei benefici fiscali sulle plusvalenze), abbiano deciso di incassare per poter indirizzare i propri risparmi verso altri fondi e mercati”.

Va segnalato che secondo la stampa, il governo italiano sta studiando un emendamento per consentire agli investitori di detenere più di un piano di risparmio personale (PIR). “Il piano non comporterebbe alcun costo aggiuntivo per il governo – ipotizzano da Intermonte – poiché il tetto di investimento di 40.000 euro all'anno per persona (o 200.000 euro in 5 anni) rimarrebbe invariato. Accogliamo con grande favore questa iniziativa, che, se approvata, pensiamo possa rilanciare gli afflussi verso i fondi PIR, in quanto il vantaggio di diversificare su più prodotti PIR potrebbe aumentare gli investimenti dei singoli”.

Nel lungo termine, le ipotesi di Intermonte si basano sull'aspettativa che l'interesse per questo prodotto rimanga piuttosto elevato grazie al beneficio fiscale e, dal punto di vista del distributore, al fatto di poter contare su un impegno a lungo termine da parte dell'investitore. Vediamo nel dettaglio le principali ipotesi alla base delle attuali stime:

· Per il 2023, si ipotizza una raccolta lorda di nuovi sottoscrittori di PIR pari a 300 milioni di euro;

· Per quanti sottoscrivono Pir in modo continuativo, Intermonte prevede che la raccolta complessiva nel secondo anno sarà pari a una parte della somma accantonata nel primo anno (dal 35% al 40% nel modello dell’investiment bank); nei restanti anni (cioè dal terzo al quinto anno) si prevede una raccolta stabile, pari in media al 50% degli investimenti effettuati nel secondo anno;

· Infine, Intermonte calcola che l'ammontare del capitale che verrà ritirato dagli investitori che decideranno di uscire dal fondo prima del termine dei cinque anni (per qualsiasi motivo) sarà pari a circa il 15% degli asset under management nel 2023 e oltre.

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