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Azionario, Anima preferisce l'Italia

4/18/2014 | Alessandro Chiatto

La società spiega nel suo Flash di aprile le ragioni per cui prendere in considerazione l'equity del nostro Paese rispetto ad altre asset class e ad altre aree


La valutazione in termini di rapporto prezzo/book value delle azioni italiane è ancora la più bassa fra i principali mercati sviluppati. E' questo uno degli aspetti da considerare nella scelta tra le asset class migliori secondo il Flash di aprile di Anima

 

Nonostante il rafforzamento della moneta unica stia ritardando la ripresa degli utili, l’Europa e in particolare i listini dei Paesi periferici vengono confermati all’interno dei portafogli dei fondi azionari, come l’area geografica privilegiata. Sull’America l’esposizione resta neutrale, l’Asia invece passa da sovrappesata a neutrale; per quanto riguarda i Paesi emergenti la posizione è ancora di leggero sottopeso.

 

Va tuttavia segnalato che, nonostante questo quadro costruttivo, a parte la Borsa italiana che rappresenta un’eccezione, i principali indici europei hanno mostrato, da inizio anno, una performance leggermente negativa, complice anche la delicata questione relativa alla crisi in Ucraina. Per quanto riguarda il posizionamento dei fondi azionari europei in termini settoriali, alla luce del miglioramento degli indicatori macroeconomici in Europa, resta confermata la posizione di sovrappeso sul settore finanziario. Inoltre, è stato aumentato il peso sul settore energetico a neutrale, per effetto del cambiamento di strategia degli investimenti da parte delle maggiori società petrolifere, che potrebbe concorrere a uno sviluppo della generazione di cassa e all’aumento dei dividendi. Abbiamo invece una posizione di sottopeso sia sul comparto delle telecomunicazioni che dei consumi non discrezionali e anche su quello delle utilities.

 

Per quanto riguarda l'obbligazionario, lo scenario europeo si presenta oggi contraddi­stinto da tre elementi principali - bassa inflazione, crescita moderata e politica della BCE accomodan­te. La combinazione di questi elementi allontana la prospettiva di una salita dei tassi ma, d’altra parte, mantiene i rendimenti su livelli molto bassi. Pertanto i portafogli dei fon­di obbligazionari si presentano sottopesati sia sulla componente obbligazionaria tedesca che su quel­la americana, mantenendo, invece, un modesto sovrappeso sulla periferia europea, in particolare su Italia (con una preferenza di curva per la 5-10 anni), Portogallo e Irlanda. In ambito corpora­te è preferito il comparto high yield rispetto all’in­vestment grade: su entrambe queste ultime asset class, però, la view è neutrale.

 

Per quanto riguarda l'Italia, in base al World Economic Outlook anche l’economia italiana torna a crescere: dopo il calo dell’1,9% del 2013, per quest’anno, il Fondo monetario internazionale prevede una crescita del Pil, nell’ordine dello 0,6% e dell’1,1% per il 2015. Oltre alle stime sul Pil, il rapporto ha indicato per l’Italia una disoccupazione in crescita al 12,4% nel 2014, che dovrebbe scendere nel 2015 all’11,9%. Di qui la necessità, da parte del Fmi, di riforme strutturali a partire da quelle in materia di lavoro. In particolare, il Fmi sottolinea le difficoltà di accesso al credito come uno degli ostacoli di fondo alla crescita domestica, ma anche di Francia, Irlanda e Spagna. Rimane comunque positiva l’intonazione del mercato azionario italiano, con l’Msci in progresso del 14% da inizio anno. Come si è già anticipato, gli indicatori macro degli ultimi mesi evidenziano una fase di stabilizzazione, che potrebbe agire da supporto al recupero della domanda interna a condizione, però, che la stabilità politica insieme all’avvio di riforme strutturali siano in grado di aumentare la competitività del Paese in modo da attrarre nuovi investimenti, ridurre il livello di debito pubblico e diminuire l’annoso problema del credit crunch. In quest’ottica, crediamo che il mercato azionario domestico presenti ancora margini di apprezzamento (valutazioni attraenti, attese miglioramento dinamica degli utili, discesa spread, bassa partecipazione degli investitori esteri) e che nei prossimi mesi si possa assistere a livelli di indice superiori a quelli attuali.

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