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Tassi USA, rialzo entro l'autunno: le previsioni dei gestori

3/19/2015

Il periodo più probabile è tra giugno e settembre, anche se la maggior parte propende per la fine dell'estate. Ecco le conseguenze sugli investimenti


La Fed ha messo fine alla "forward guidance". Il dettaglio su cui si sono soffermati gli osservatori e gli investitori è la scomparsa nel comunicato della parola "paziente" anche se la banca centrale ha continuato a dare una minima indicazione sul futuro, dicendo che a fine aprile non ci sarà alcun rialzo dei tassi al prossimo incontro: ma il rialzo, comunque, ci sarà. E, probabilmente, sarà deciso entro l'autunno. Janet Yellen ha aggiunto che la politica monetaria della Fed è di nuovo pienamente dipendente dall’andamento dei dati e che, per farlo, aspetterà un ulteriore miglioramento del mercato del lavoro (la disoccupazione è scesa al 5,5%, ma la partecipazione alla forza lavoro è insufficiente e i salari crescono poco) e a un ritorno del trend dell'inflazione verso il 2%. Le borse europee hanno apprezzato la decisione della Fed di rinviare il rialzo atteso ad aprile. E anche i gestori.

Per Keith Wade, capo economista e strategist di Schroders, l’ultimo comunicato della Fed sembra aver dato buone notizie per tutti: “Sia i falchi sia le colombe affermano che esso ha confermato le rispettive attese sul futuro percorso dei tassi di interesse”. Per l’economista britannico i tassi devono essere incrementati “poiché l’economia a stelle e strisce sta tornando alla normalità, con la disoccupazione vicina al punto di equilibrio e la ripresa della crescita del credito” anche se “chiaramente la Fed è felice di essere cauta e di continuare a offrire liquidità per un altro po’ di tempo”. Sulla stessa linea d’onda è Rick Rieder, CIO of Fundamental Fixed Income di BlackRock: il comunicato di ieri - scrive - assicura che il rialzo dei tassi comunque arriverà e che per ora la Fed punta a un ritmo molto graduale di intervento.

"La Fed è stata leggermente più prudente sulle prospettive economiche, con frasi come ‘la crescita economica si è in qualche modo moderata’, ‘l’espansione delle esportazioni si è indebolita’: indicazioni dell’impatto del rafforzamento del dollaro" sottolinea Bart Van Craeynest, capo economista di Petercam, che si sofferma anche sulla riduzione della previsione mediana per i tassi Fed Funds che è stata portata da 1,125% a 0,625% per fine del 2015; da 2,5% a 1,875% per fine 2016 e da 3,625% a 3,125% per fine 2017.

Quando arriverà, dunque, il primo rialzo? Leggendo i vari commenti e report dei gestori, il testa a testa è tra giugno e settembre. Rieder di BlackRock propende per settembre, pur sottolineando che la data precisa è meno importante del fatto che arriverà presto (entro l’anno) e del fatto che il percorso di normalizzazione dopo il decollo sarà graduale. Anche Wade di Schroders ha spostato le sue attese a settembre, rispetto a giugno, a seguito del rafforzamento del dollaro: “Sebbene un biglietto verde forte sia stato incluso nelle nostre previsioni, non ci aspettavamo un rialzo della portata vista da inizio anno” spiega. Per Van Craeynest oltre al primo rialzo di settembre seguirà un altro intervento a dicembre. Poi, il ritmo di rialzo dei tassi aumenterà significativamente nel 2016, via via che la crescita dei salari accelererà.

Quanto alle conseguenze sui mercati, lo spostamento delle attese, come fa notare Marco Vailati (responsabile Ricerca e Investimenti di Cassa Lombarda), porterà a rettificare i recenti strappi, con temporanei pull back a vantaggio soprattutto dell'euro, ma con benefici anche per Treasury, equity US, commodity e Yen, a scapito soprattutto di Usd. “Successivamente – conclude - i trend torneranno in essere per fine anno quando la Fed rialzerà i tassi a differenza delle altre banche centrali (Bce e BoJ) che proseguiranno con il QE”.

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