Tempo di lettura: 2min

Prezzo del petrolio: il punto di svolta è vicino

4/15/2016

Il mercato in attesa del vertice di Doha, ma l'elemento chiave nel processo di ribilanciamento sarà il calo della produzione statunitense, secondo Roberto Cominotto, gestore di Julius Baer Multistock – Energy Fund di GAM


Dopo aver sfondato al ribasso la soglia dei 30 dollari al barile, il petrolio ha recuperato terreno attestandosi in questi giorni sugli stessi livelli dello scorso dicembre. Per alcuni esperti, il punto di svolta del mercato del petrolio sembra vicino. "L’attuale crisi del prezzo del petrolio discende da tematiche legate al lato dell’offerta: la crescente produzione americana di shale da un lato e il contestuale aumento della produzione dei Paesi Opec fino alla massima capacità dall’altro. Al contrario, la crescita della domanda è ai livelli più alti degli ultimi anni. Il taglio degli investimenti, il più massiccio mai visto nell’industria petrolifera e del gas, porterà inevitabilmente a un calo della produzione" spiega Roberto Cominotto, gestore del fondo Julius Baer Multistock – Energy Fund di GAM.

Dinanzi alla solidità della domanda, prosegue l'esperto, l’eccesso di offerta dovrebbe essere assorbito nella seconda metà dell’anno, elemento che dovrebbe trovare riscontro nei prezzi. Fondamentale sarà, quindi, l'incontro di domenica 17 aprile a Doha in cui l’Opec e la Russia (Paese non Opec) cercheranno di raggiungere un accordo sul congelamento dei volumi di produzione sulla base di quelli di gennaio 2016, anche se la mancata partecipazione dell’Iran all’accordo ha aperto degli interrogativi sull’esito del meeting.

Nel 2016, tuttavia, l'elemento chiave nel processo di ribilanciamento sul mercato del petrolio sarà "il calo della produzione statunitense" sottolinea Cominotto, "laddove, nel segmento dello shale oil le conseguenze del taglio degli investimenti si manifestano più rapidamente rispetto a quanto accade nei tradizionali giacimenti petroliferi". Il motore di crescita dell’offerta globale di petrolio degli ultimi sei anni, sottolinea il gestore, è entrato in una fase di profondo declino e sarà il principale fattore di ribilanciamento nel 2016, mentre dal 2017 i tagli degli investimenti dovrebbero cominciare a influire sulle attività di estrazione tradizionale al livello globale, "elemento in grado di generare un potenziale deficit di offerta".

Gap che, probabilmente, lo shale oil americano, che rappresenta solo circa il 5% della produzione globale, non riuscirà a colmare. "Nel medio termine perciò, i prezzi del petrolio dovranno crescere fino a un livello tale da incentivare nuovamente i produttori ad investire. Per la maggior parte dei produttori globali, questo livello si attesta intorno a quota 70 dollari" conclude il gestore.

Condividi

Seguici sui social

Advisor è la prima piattaforma interamente dedicata alla consulenza patrimoniale e al risparmio gestito con oltre 38.000 professionisti già iscritti


Accedi a funzionalità esclusive e migliora la tua esperienza di navigazione


  • Leggi articoli esclusivi
  • Salva le tue news preferite
  • Partecipa ad eventi esclusivi
  • Sfoglia i magazine in anteprima

Iscriviti oggi!

Hai già un profilo? Accedi qui

Cerchi qualcosa in particolare?