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Giappone, cosa resterà dell’Abenomics?

8/28/2020 | Redazione Advisor

Le prospettive per il Sol Levante dopo l’annuncio delle dimissioni del premier Shinzo Abe. L’analisi di BNY Mellon


Il premier giapponese Shinzo Abe ha annunciato oggi le sue dimissioni da Primo Ministro a causa di seri problemi di salute.  Paul Brain, head of fixed income di Newton IM (BNY Mellon Investment Management) e gestore del BNY Mellon Global Dynamic Bond Fund analizza le prospettive per il paese del Sol Levante.

 

“Il Primo Ministro Shinzo Abe lascia in eredità al Giappone un approccio unico che unisce politiche monetarie e fiscali. Senza le “tre frecce” della Abenomics, consistenti in politiche monetarie aggressive, consolidamento fiscale e strategia di crescita, è probabile che il Paese si sarebbe trovato in una situazione ben più difficile di quella attuale. Questa combinazione unica di politiche è già stata adottata da altre grandi economie, soprattutto durante la crisi del Covid” spiega il gestore.

 

Per quanto riguarda la Bank of Japan e la nomina del nuovo Primo Ministro, prosegue, “è importante che la BoJ mantenga un certo livello di stabilità. Le politiche dell’istituto monetario e il programma di acquisto di obbligazioni governative giapponesi sono state una pietra fondante delle politiche del Giappone negli ultimi cinque o sei anni. Il nuovo Primo Ministro dovrà invece rispondere a una domanda chiave: è possibile fare di più in termini di stimoli governativi? I mercati continueranno a guardare hanno grandi aspettative le future politiche fiscali e sulle imposte del Giappone”.

 

“Guardando alle obbligazioni giapponesi, gli investitori non dovrebbero aspettarsi grandi sconvolgimenti, perché il mercato è controllato (e probabilmente continuerà ad esserlo) dalla Bank of Japan e dal ministero del Tesoro. C’è invece la possibilità che lo yen giapponese sia indebolito dall’incertezza politica. Con il dollaro Usa ancora debole per via dell’allentamento delle politiche monetarie americane, lo yen potrebbe non perdere troppo terreno contro il biglietto verde, mentre altre valute come l’euro e le divise dipendenti dalle materie prime potrebbero rafforzarsi di più in termini relativi”.

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