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Italiani e risparmio, vince ancora il contante

8/26/2022

A dieci anni dal “Whatever it takes” della Bce la liquidità rimane la forma preferita di allocazione, ma gli investimenti in fondi comuni segnano la crescita percentuale più rilevante: +227%. Il rapporto Fabi


A dieci anni dal “Whatever it takes” di Draghi per salvare l’euro, la ricchezza finanziaria degli italiani è cresciuta di quasi 1.700 miliardi, segnando un aumento del 50% dal 2011, attestandosi a 5.256 miliardi di euro. La liquidità rimane la forma preferita di allocazione, con 1.629 miliardi parcheggiati sui conti correnti e depositi (+45%), crescono le polizze assicurative (+78%) e le azioni (+81%), crollano le obbligazioni (-67%) e con un +227% gli investimenti in fondi comuni segnano la crescita percentuale più rilevante. Sono alcune delle principali evidenze che emergono dall'ultimo rapporto della Fabi, che ha analizzato l’evoluzione della ricchezza finanziaria degli italiani nel decennio dal 2011 al 2021.

 

Secondo il rapporto, il contante, ancora una volta “il più amato dagli italiani”, è cresciuto di 509 miliardi (+45%), dai 1.119 miliardi del 2011 ai 1.629 miliardi del 2021, con la percentuale di denaro lasciato su conti correnti e depositi stabile al 31% del totale delle masse. “Se le obbligazioni sembrano destinate a una vistosa riduzione nei portafogli dei risparmiatori (-67%, da 712 miliardi a 233 miliardi, con un crollo di 479 miliardi) - prosegue Fabi - le polizze assicurative stanno conquistando, invece, uno spazio sempre più significativo tra le preferenze delle famiglie: con 680 miliardi erano, nel 2011, il 19% del totale degli investimenti, cifra cresciuta di ben 533 miliardi (+78%), a dicembre scorso a quota 1.213 miliardi, pari al 23% dei risparmi complessivi”.

 

Il rapporto rileva che nel solo 2021, anno di avvio della ripresa economica poi svanita con l’inizio della guerra tra Russia e Ucraina, il risparmio delle famiglie italiane ha generato un flusso di 320 miliardi di euro, ma il 61% della nuova ricchezza accantonata (143 miliardi in termini assoluti) è stata destinata ad attività finanziarie (principalmente azioni), il 16% (72 miliardi) a liquidità, la restante parte a forme di risparmio alternative. Il peso delle azioni è dunque aumentato progressivamente: con 690 miliardi rappresentava il 19% delle riserve delle famiglie nel 2011, cifra salita a 1.107 miliardi nel 2020 (22%) e poi ancora a 1.251 miliardi nel 2021, sfiorando il 24% del totale dei portafogli finanziari.

 

“Il bilancio dei risparmi delle famiglie italiane mostra ancora una volta quanto gli italiani difendano la propria ricchezza a denti stretti, nonostante la morsa dell’inflazione e la bassa remunerazione di fatto penalizzino la liquidità” sottolinea Fabi. “Se, in ogni caso, la liquidità continua a rappresentare il riparo più sicuro, la prudenza non è l’unica leva a guidare le decisioni di risparmio e le scelte di investimento: contemporaneamente, infatti, emerge una crescente necessità di una pianificazione patrimoniale assieme a un’attenta e oculata gestione del rischio finanziario, in un momento in cui l’obiettivo finanziario comincia a essere il giusto equilibrio tra sicurezza e rendimento”. Proprio la ricerca di un equilibrio tra sicurezza e rendimento potrebbe essere il driver che ha guidato anche l’andamento degli investimenti in fondi comuni: tale comparto rappresentava, con 235 miliardi totali, il 6% degli asset finanziari delle famiglie a fine 2010, per poi passare al 13% del 2020 con 681 miliardi e a sfiorare il 15% nel 2021 con 661 miliardi; in termini percentuali si è trattato, nel decennio, della crescita più rilevante (+227%). Va tuttavia segnalato che la crescita ha favorito principalmente i fondi di diritto estero, passati, nel decennio, da 89 miliardi a 536 miliardi (+60%), mentre quelli “tricolore” sono aumentati di appena 88 miliardi da 146 miliardi a 234 miliardi (+498%).

 

Nel confronto europeo Fabi fa comunque notare che la capacità di far fronte alle emergenze con riserve di contanti è un’arte non solo italiana. “La composizione del salvadanaio finanziario di molti paesi oltre confine - si legge ancora nel rapporto - mostra il punto di vista dei tedeschi e degli spagnoli sulla destinazione del proprio risparmio: anch’essi prediligono – ancor più degli italiani – la liquidità, considerandola un salvagente pratico e vitale per le famiglie”.

 

Inoltre la mappa della ricchezza finanziaria netta descrive gli italiani come un popolo virtuoso e, nonostante le incertezze reddituali e la maggiore spesa cresciuta anche per l’impennata dell’inflazione, il meno propenso a indebitarsi nel confronto con gli altri Paesi europei. Dal rapporto emerge che, rispetto al reddito disponibile, in Italia la percentuale di indebitamento è pari al 6%, mentre in Francia è all’1%, poco sopra lo 0,9% di Germania e Spagna. Ne consegue che la ricchezza finanziaria netta è, sempre rispetto al reddito disponibile, pari al 3,4% in Italia, al 2,8% in Francia, al 2,6% in Germania e al 2,5% in Spagna.

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