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S&P promuove le banche italiane, ma la recessione spaventa

1/19/2023 | Redazione Advisor

Per l’agenzia di rating ci sono sfide future da affrontare tra cui il possibile deterioramento del credito e le eventuali difficoltà che si potrebbero creare sul funding alla luce della decisione della Bce di porre fine alle condizioni di favore denominate Titro


Banche italiane in salute ma la recessione in arrivo rappresenterà una sfida. S&P Global Ratings, nel suo Banking Outlook 2023, pubblicato da Il sole 24 Ore, mette in evidenza i significativi passi in avanti compiuti nell'ultimo decennio dagli istituti di credito di casa nostra soprattutto sul piano della solidità patrimoniale. Ma non mancano le sfide future tra cui il possibile deterioramento del credito che scaturirebbe da una probabile recessione economica, ma anche le eventuali difficoltà che si potrebbero creare sul funding alla luce della decisione della Bce di porre fine alle condizioni di favore denominate Titro.

“Le banche italiane entrano nel 2023 in una situazione di forza che forse non avevano mai avuto nella loro storia», ha spiegato Mirko Sanna, Director Financial Institution di SeP Global Ratings, presentando ieri a Milano l'outlook 2023 per l'Italia. Lo ha fatto ricordando come non vi siano più le criticità di 6-7 anni fa che avevano portato sull'orlo del collasso il sistema finanziario italiano ai tempi della crisi del debito e della successiva stagnazione economica. Punto centrale del ragionamento è quel dato sulle sofferenze al netto degli accantonamenti, che è sceso all'1,7% e che permette quindi di gestire i rischi che si profilano all'orizzonte.

Sempre a patto che la recessione si riveli di portata moderata e sia poi seguita da una ripresa dell'attività economica, come prevede lo scenario di base di SeP che si aspetta una frenata del Pil italiano dello 0,1% nel 2023 seguita poi da una ripresa dell1,4%l'anno prossimo. E che non si materializzino tensioni sullo spread fra i rendimenti dei titoli governativi Italiani e quelli degli altri Paesi europei. Lo scenario tracciato dagli esperti dell'agenzia di rating non è in ogni caso privo di insidie, che sono determinate in primo luogo dagli effetti indotti dalla frenata economica sulla qualità del credito.

“Prevediamo un aumento e una normalizzazione dei tassi di insolvenza delle società, che negli ultimi tre anni si sono trovati ai livelli più bassi della loro storia”, avverte Sanna. Ci si aspetta quindi un impatto tale da far aumentare sì il costo del rischio, ma da mantenerlo sotto i livelli raggiunti dopo lo scoppio della pandemia e soprattutto largamente più in basso rispetto ai picchi registrati negli anni successivi alla crisi del debito. In soccorso dell'industria del credito arriverà quell'incremento dei tassi che nel nostro Paese tenderà secondo S&P a esercitare benefici maggiori rispetto al resto d'Europa.

“Questo - ha precisato Sanna - si tradurrà in un miglioramento del 15-20% del margine di interesse che dovrebbe sostenere la Il nodo del funding: la differenza di accesso al mercato diventerà più evidente, anche alla luce dello stop alle litro redditività compensando l'aumento dei costi, la prevedibile crescita degli accantonamenti e una diminuzione delle commissioni”.

Nella sostanza l'idea resta quella di una redditività comunque stabile per il settore, anche a livello europeo, per il 2022 e il 2023, a meno che “le banche non decidano di mettere fieno in cascina già a partire dal quarto trimestre di quest'anno accelerando gli accantonamenti preventivi”, nota l'analista.

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