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Correlazione positiva e l’utilità dei portafogli 60/40

7/17/2023 | Redazione Advisor

Giulio Renzi-Ricci (Vanguard Europa): “L’asset allocation tradizionale 60/40 produce valore anche rispetto alle alternative di copertura dell'inflazione in condizioni di inflazione elevata e correlazione positiva”


“Anche in un mondo in cui le azioni e le obbligazioni globali sono positivamente correlate, il modello 60/40 offre valore agli investitori”. Giulio Renzi-Ricci, head of asset allocation di Vanguard Europe, spiega che “Vanguard prevede che la correlazione negativa dei rendimenti di lungo periodo tra azioni e obbligazioni si riproporrà a fronte dei timori che un'inflazione elevata e una politica monetaria più restrittiva potrebbero far persistere una correlazione positiva. La nostra analisi suggerisce che il modello 60/40 d'investimento multi-asset continuerebbe a fornire valore agli investitori in un regime di correlazione positiva”.

“I portafogli tradizionali 60/40 - prosegue il manager - producono valore anche rispetto alle alternative di copertura dell'inflazione in condizioni di inflazione elevata e correlazione positiva. La temuta situazione per il modello 60/40 si è materializzata nel 2022, quando sia le azioni, sia le obbligazioni hanno fatto registrare rendimenti negativi nello stesso anno per la prima volta dal 19771. Si tratta di un dato in netto contrasto con altri periodi in cui la componente azionaria del portafoglio 60/40 ha sofferto, come nei primi anni 2000 o nei primi anni '90, quando la perdita sulle azioni è stata almeno parzialmente compensata dal rendimento totale delle obbligazioni2. In altre parole, il modello 60/40 ha tipicamente aiutato gli investitori multi-asset a superare i periodi difficili dei mercati grazie alla correlazione negativa dei rendimenti tra azioni e obbligazioni”.

Il gestore ricorda che “il catalizzatore dei rendimenti negativi dello scorso anno e della correlazione positiva tra mercati azionari e obbligazionari è stata la drastica politica di stretta monetaria adottata dalle banche centrali per contrastare l'inflazione persistentemente elevata, in una situazione di bassa crescita economica. Questo perché l'aumento dei tassi fa scendere i prezzi delle obbligazioni e la stretta monetaria tende a penalizzare gli utili reali delle aziende, il che significa che anche i prezzi delle azioni scendono. Quindi, con l'inflazione che si dimostra vischiosa, il che potrebbe richiedere ulteriori rialzi dei tassi, si teme che una situazione di inflazione più elevata e di correlazione positiva sia destinata a rimanere. In particolare, gli investitori potrebbero temere che il persistente aumento delle correlazioni possa comportare in futuro una minore diversificazione delle obbligazioni e che il concetto di portafoglio 60/40 debba essere rivisto. Nelle nostre previsioni economiche e di mercato per il primo semestre 2023 riteniamo che a livello globale l'inflazione scenderà nei prossimi 12 mesi circa e che si ristabilirà la correlazione negativa tra i rendimenti a lungo termine di azioni e obbligazioni”.

E che dire delle alternative di copertura dell'inflazione? “Gli economisti di Vanguard negli Stati Uniti hanno effettuato simulazioni per due portafogli in due scenari diversi. Un portafoglio era composto per il 60% da azioni globali e per il 40% da obbligazioni globali. L'altro aveva una ripartizione del 10% nelle materie prime, al posto della quota equivalente della parte azionaria, e dell'8% in titoli del tesoro a medio termine protetti dall'inflazione (TIPS) per la parte obbligazionaria. Uno dei due scenari è stato preso come base di riferimento, utilizzando le attuali proiezioni di Vanguard per i rendimenti delle classi di attivi in generale, l'inflazione e le correlazioni dei rendimenti nei prossimi 10 anni. L'altro prevedeva un futuro con un'inflazione più elevata e correlazioni più alte (in molti casi, una correlazione positiva anziché negativa)”.  

L’analista nota che “i portafogli nell'ipotesi di maggiore inflazione e maggiore correlazione presentano una volatilità più elevata e cali potenziali peggiori rispetto all'ipotesi di base. Questo vale sia per i tradizionali portafogli globali 60/40, sia per quelli comprendenti materie prime e TIPS. L'ultimo portafoglio ha presentato una volatilità leggermente inferiore rispetto ai portafogli tradizionali 60/40, in particolare con un minor rischio di ribasso. L'aspetto interessante è la somiglianza della serie di risultati potenziali a 10 anni in entrambi i portafogli e per entrambe le ipotesi”.

“Questo dato - conclude Renzi-Ricci - corrobora la nostra opinione secondo cui la ripartizione degli investimenti, e non l'inflazione o la correlazione, è l'elemento principale da cui dipendono i rendimenti a lungo termine”.

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