"Il nostro stock picking si basa su criteri molto semplici: ecco perché funziona". La sicurezza è quella di un decano della finanza e degli investimenti: Tim Guinness (nella foto), 68 anni, quattro figli, discendente di Sir Arthur Guinnes, da cui il noto marchio di birra stout irlandese, ha fondato nel 2003 la propria casa d'investimento, Guinness Asset Management, specializzata in investimenti azionari long-only con cui gestisce un patrimonio di circa 1 miliardo di sterline. È la seconda creatura di Tim in tre lustri - la prima è stata Guinness Flight Global Asse Managment, asset manager creato nel 1987 assieme a Lord Howard Flight, politico conservatore, e ceduta a fine anni '90 ai sudafricani di Investec - dopo una lunga carriera nelle banche di investimento (Barings Bank e Guinness Mahon), un percorso iniziato subito dopo aver terminati gli studi di ingegneria a Cambridge e di economia aziendale al MIT di Boston.

Conosciuto nel Regno Unito per gli investimenti in titoli azionari energetici, Tim Guinness ora punta molto sulla strategia Global Equity Income. AdvisorOnline.it lo ha incontrato a Milano in occasione di alcuni incontri con clienti istituzionali. Mr. Guinness (in Italia possiede una villa sul lago di Como), prima di parlare della strategia di investimento, ci tiene a precisare che la caratteristica della casa è "una gestione molto attiva" fondata su una "selezione rigorosa dei titoli": i portafogli di tutte le strategie (Asia, energia, global equity) sono molto concentrati e contano al massimo 30 - 40 titoli. "La strategia Global Equity Income in media ha 35 titoli in portafoglio che sono tenuti dai 3 ai 5 anni, quindi con un turnover molto basso; tutti i titoli hanno circa lo stesso peso nel portafoglio, che va, in genere, dal 2 al 3%. Ci focalizziamo su società con una lunga storia di ritorni consistenti, con una capitalizzazione superiore al miliardo di stelirne e con un business diversificato, mentre evitiamo le società indebitate" prosegue.

Ma come si arriva da una galassia di 16.000 società quotate sui principali listini a un'universo di 500 titoli da cui poi scegliere i migliori 35? Il segreto è il Cash flow return on investment (CFROI), un tasso sviluppato dal Crédit Suisse che misura, in termini reali, il rendimento degli investimenti dell'impresa. Per entrare nel radar deI Tim Guinness e del suo team un'azienda deve avere un CFROI superiore al 10% per dieci anni consecutivi. "Abbiamo scelto come criterio quello della decade, perché dalla metà dell'800 al 2009 i cicli economici negli USA sono durati meno di 10 anni. In questo modo riusciamo a catturare le aziende che riescono a mantanere i ritorni consistenti anche in periodi di recessione" aggiunge.

Un altro aspetto essenziale, oltre allo stock picking, è anche la disciplina nella vendita dei titoli: bilanci in deterioramento, valutazioni troppo elevate, dividendi deludenti o alternative sul mercato più attraenti possono spingere i gestori a ridurre o liquidare le posizioni in portafoglio (è accaduto di recente a Sanofi, Pepsi Cola e Walmart). In ultimo, una battuta sulla Brexit. "In linea di massima sono favorevole all'uscita di Londra dalla Ue: non mi hanno mai convinto gli argomenti populisti e quello che mi spaventa non sono i flussi migratori, ma l'eccesso di burocrazia e di regole imposte da Bruxelles" conclude Guinness.