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Presidenziali USA, gli effetti dell'onda blu sui mercati

10/28/2020 | Lorenza Roma

In attesa di sapere il risultato delle elezioni USA, i mercati si stanno posizionando per una reflazione post Blue Wave. La view di Symphonia SGR


Dal mese scorso, i trend che riguardano le elezioni presidenziali negli Stati Uniti d’America hanno dato maggior segno di chiarezza e, a poco meno di una settimana dal voto, il “Democratic Sweep” o “Blue Wave”, cioè il passaggio del controllo della Casa Bianca e di entrambe le camere del congresso al partito democratico, pare essere lo scenario di base più saldo. Massimiliano Schena, CIO di Symphonia SGR, analizza gli effetti di mercato della “Blue Wave”.

 

Il passaggio ad una amministrazione democratica è lo scenario più “market-friendly”, poiché generalmente preferito per i minori rischi di discontinuità di policy rispetto al mantenimento dello stato attuale con un governo diviso com’era fino all’estate. Il rischio di un proseguimento della politica fiscale restrittiva verrebbe scongiurato e la politica estera diverrà meno aggressiva.

 

Nello scenario di base di un “Blue Wave”, la prima iniziativa legislativa che ci si può attendere già in gennaio è un pacchetto di stimoli fiscali di almeno di 2,5 trilioni di dollari con misure atte a sostenere la lotta al Coronavirus grazie ad un aumento della spesa sanitaria, assistenza ai settori in crisi e sussidi extra per i disoccupati. Un altro importante effetto macroeconomico positivo del cambio di amministrazione democratica è la probabile riduzione dei dazi alle importazioni. Le guerre commerciali sono state uno degli elementi che più ha pesato sull’economia mondiale nel 2018 e 2019, con un impatto negativo sulla fiducia delle imprese, in particolare del settore industriale.

 

La tesi di consenso è che la “Blue Wave” possa innescare un forte movimento di reflazione a supporto della maggior parte delle asset class rischiose. Alcuni mercati stanno già parzialmente prezzando tale scenario, come l’irripidimento della curva dei rendimenti dei Treasuries USA, l’indebolimento del dollaro e rafforzamento delle valute asiatiche, il rally dei metalli industriali e la buona tenuta dell’equity. Ciononostante, a parte alcuni casi, il posizionamento degli investitori non è particolarmente sovraffollato, anche se in aumento. Infine, la reazione complessiva dei mercati può continuare essere pesantemente influenzata dall’andamento pandemico e dai progressi sulle vaccinazioni, soprattutto se un’amministrazione Biden tentasse di arginare più aggressivamente la terza ondata di contagi USA con misure di contenimento più restrittive, un rischio che i mercati non sembrano prezzare.

 

Il mercato obbligazionario vede aspettative di inflazione anche a fronte di un intervento della FED per contrastare un movimento eccessivo della curva del rendimento del Treasury decennale. L’impatto sul mercato del credito sarà verosimilmente più modesto, ma la generale reflazione può favorire la sovraperformance di settori ciclici come auto e materiali di base, mentre l’impatto su healthcare e energy, due aree di potenziali interventi regolamentari, è più incerto. Sul mercato valutario, la view di consenso è che la Blue Wave sarebbe sfavorevole per il dollaro, incoraggiando la rotazione sulle asset class rischiose fuori dagli USA. Una vittoria di Trump sarebbe, invece, di supporto, mantenendo elevata l’incertezza geopolitica internazionale. Il posizionamento degli investitori è generalmente a supporto di questa view, ma le caratteristiche di bene rifugio del dollaro lo rendono particolarmente sensibile all’evoluzione dello scenario macro e pandemico. Il mercato azionario subirà una rotazione delle performance in caso di vittoria democratica con nuove iniziative fiscali che sosterrebbero industria, materiali di base ed energie alternative. Il mercato delle materie subirà gli effetti di un “Green New Deal” soprattutto per quanto riguarda i materiali industriali. Infine, la Blue Wave darebbe un ulteriore impulso agli investimenti ESG, con il governo USA che tornerebbe alla guida della lotta al cambiamento climatico, che sotto l’amministrazione Trump è stata lasciata interamente al settore privato ed ai governi esteri, in particolare europei.

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