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Banche: a rischio l'aumento per gli sportellisti

9/16/2013 | Roberto Abate

L'Abi dà la disdetta unilaterale del contratto collettivo nazionale dei bancari che è stato siglato all'inizio del 2012 e che prevedeva un aumento medio di 170 euro a regime


Le banche italiane registrano un calo di redditività "insostenibile" dovuto alla crisi ma anche alle riforme regolamentari e all'impatto dell'innovazione tecnologica. Queste le motivazioni nella lettera di disdetta del contratto nazionale consegnata ai sindacati, siglato all'inizio del 2012 e che prevedeva un aumento medio di 170 euro a regime. Una disdetta anticipata, data "nell'intento di minimizzare le ricadute sociali", scrive il direttore generale Abi, Giovanni Sabatini.

Cosa abbia spinto le banche a stracciare il contratto nazionale, lo spiega Francesco Micheli, banchiere alla guida della delegazione sindacale Abi, che bolla come "politiche" le reazioni dei sindacati dei bancari all'annuncio formale della disdetta: "Il modello contrattuale non tiene più: ci sono troppi squilibri tra costi e ricavi. Abbiamo anticipato solo di due mesi rispetto ai sacri riti". I vertici dell'Abi prima della pausa estiva erano saliti a Palazzo Chigi presentando una serie di numeri e di richieste al premier Enrico Letta. Subito dopo l'incontro le segreterie delle otto sigle sindacali dei bancari hanno deciso di proclamare uno sciopero nazionale contro la disdetta del contratto nazionale di lavoro annunciata.

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