I prestiti in sofferenza delle banche italiane iniziano a calare, ma è solo un effetto delle cessioni di prestiti deteriorati effettuate da alcuni istituti. Lo segnala l'Abi nel rapporto mensile che indica come le sofferenze nette (dato riferito a febbraio) siano scese a 78,2 miliardi da 79,2 miliardi di gennaio. La rischiosità dei prestiti, al netto di questo fattore, è tuttavia ancora cresciuta. In un anno le sofferenze nette sono aumentate di quasi il 27%, mentre le sofferenze lorde, segnala l'Abi, a febbraio erano pari a 162 miliardi da 160,4 miliardi registrati a gennaio. Il rapporto sofferenze lorde su impieghi, continua il rapporto, sale al 13,7% per le imprese (era del 3,6% all'inizio della crisi, a fine 2007) e al 6,4% per le famiglie consumatrici (2,9% a fine 2007).

Passando ai prestiti, il tasso annuo sui nuovi finanziamenti a marzo è sceso al 3,31% dal 3,48% segnalato a febbraio ed è il valore minimo dal giugno del 2011. In lieve calo anche il tasso medio sui prestiti in essere a famiglie e imprese che scende al 3,86%. Minimi da oltre due anni confermati anche per i finanziamenti alle famiglie per l'acquisto della casa: il tasso medio sui nuovi mutui si conferma al 3,43% a marzo, stesso livello di febbraio. Nel confronto con i tassi applicati in Europa, tuttavia, si continua a registrare un forte gap che dall'Abi spiegano anche con il maggior costo della raccolta in Italia. Il dato sui nuovi finanziamenti alle pmi, riferito a febbraio, mostra un tasso medio del 4,4% (impieghi fino a 1 milione) contro il 3,78% medio che pagano le altre pmi nell'Eurozona.