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UBS spiega il successo degli investimenti SRI

2/28/2017

Gli investimenti SRI stanno conoscendo da diversi anni un forte trend positivo, in particolar modo sul mercato europeo


Gli investimenti SRI stanno conoscendo da diversi anni un forte trend positivo, in particolar modo sul mercato europeo: Global Sustainable Investment Review stimava che, in Europa, gli asset gestiti con un approccio SRI a fine 2014 toccavano i 13 mila miliardi di dollari, quasi il doppio degli USA, fermi a 6,5 mila miliardi.

 

Simone Rosti (nella foto), responsabile UBS Etf Sud Europa, riporta che una ricerca della Stockholm School of Economics ha smentito una volta per tutte le critiche a questo approccio, analizzando i risultati di 21 recenti studi sui rendimenti dei portafogli SRI, ritenuti fino a oggi portatori di due svantaggi: una diminuzione delle opportunità di diversificazione e di investimento – che porta a rendimenti relativi bassi – e un aumento dei costi. Secondo la Stockholm School of Economics la realtà è ben diversa: gli investimenti SRI generano attualmente rendimenti leggermente superiori ad investimenti comparabili basati su criteri tradizionali.

 

Anche una ricerca di UBS Etf ha voluto prendere in esame gli svantaggi attribuiti abitualmente a un approccio SRI agli investimenti finanziari e analizzarli, mettendo a confronto Etf SRI ed Etf tradizionali. I risultati non si discostano da quanto già messo in evidenza dalla Stockholm School of Economics. In particolare, UBS Etf ha analizzato l’efficacia di questa tipologia di strumenti in termini di rendimenti e di volatilità. I rendimenti annualizzati degli indici SRI sono generalmente superiori a quelli degli indici market cap tradizionali, con la sola eccezione dell’azionario USA, seppur con uno scarto molto contenuto (0,2%).

 

Analizzando la volatilità, si evince come anche in un’ottica di rendimento aggiustato per il rischio, i vantaggi di un investimento indicizzato SRI possono essere considerevoli. In particolare spicca la differenza sull’azionario dei paesi emergenti, dove l’indice SRI nell’arco temporale preso in considerazione (31.05.2011 – 21.03.2016) ha saputo ridurre considerevolmente le perdite (-1,29% versus -4,52%) e anche ridurre la volatilità (15,73% versus 16,3%) rispetto all’indice tradizionale.

 

In conclusione, ci sono tutti gli elementi per ritenere che gli investimenti SRI siano ormai avviati verso un’ulteriore crescita delle masse in gestione e un ampliamento della platea di investitori interessati a questo approccio.

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