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Schroders: Regno Unito, i 4 driver di mercato

3/6/2017

Secondo David Docherty, Fund Manager UK Equities di Schroders, nel 2017 il mercato azionario UK verrà influenzato da molti degli stessi fattori che hanno dominato il 2016, vale a dire Brexit, Donald Trump, l’Eurozona e la Cina


Per gli investitori azionari nel Regno Unito, il 2016 è stato fitto di preoccupazioni. Esattamente un anno fa il mercato era in agitazione per l’economia cinese, mentre nei mesi successivi sono aumentati i timori per il referendum sulla Brexit e per le elezioni presidenziali negli USA. Alla fine, il disastro in Cina non è avvenuto, ma le peggiori paure si sono realizzate nel voto sulla Brexit e nell’elezione di Trump. Nonostante questi risultati fossero stati temuti dalla maggior parte degli operatori, la risposta del mercato è stata molto più posata.

 

Secondo David Docherty, Fund Manager UK Equities di Schroders, nel 2017 il mercato azionario UK verrà influenzato da molti degli stessi fattori che hanno dominato il 2016, vale a dire Brexit, Donald Trump, l’Eurozona e la Cina.

 

Con molta probabilità Theresa May innescherà l’articolo 50 entro la fine di marzo 2017, ma saranno i due anni di negoziati che seguiranno ad avere l’influenza maggiore sulle società locali e sui mercati. Man mano che proseguiranno le trattative, ci sono da aspettarsi periodi ricorrenti di volatilità.

 

A livello settoriale, il comparto retail sarà particolarmente suscettibile al processo di uscita dall’UE e l’indebolimento della sterlina post-voto sta già iniziando a danneggiare i margini societari per via dell’aumento dei prezzi dei materiali grezzi. Anche il potere di acquisto dei consumatori britannici sarà vulnerabile all’inflazione importata, colpendo i redditi disponibili delle famiglie in un momento in cui i risparmi sono già bassi. Dall’altro lato, la sterlina più debole sta già avendo effetti benefici sulle esportazioni ed anche altri comparti, come quello dei finanziari, finiranno sotto i riflettori. Gli alti e bassi dei negoziati dovrebbero generare anomalie nelle valutazioni su diversi titoli, creando opportunità per lo stock picking.

 

La presidenza di Trump porterà una certa imprevedibilità e un aumento dei rischi idiosincratici. L’impegno per una maggiore deregolamentazione è positivo per il mercato e attuabile senza l’approvazione del Congresso. Ciò, insieme alla nomina di funzionari pro-riforme, alleggerirà diverse aree, come i servizi finanziari, l’energia, le comunicazioni e il lavoro. Per gli investitori emergeranno molte opportunità con il processo di riforma fiscale. L’abrogazione del Dodd-Frank Act è improbabile nel breve, mentre è plausibile un allentamento della regolamentazione che dovrebbe sostenere l’erogazione di credito. Altrove, Trump incontrerà ostacoli legislativi e finanziari nel cercare di tener fede alle promesse sulle infrastrutture: dopo aver sovraperformato alcuni titoli di società di costruzione appaiono ora vulnerabili. La questione più preoccupante per i mercati è forse dovuta al tono protezionistico di Trump sul commercio, anche se l’asset manager crede che alla fine il Presidente sarà pragmatico a sufficienza da evitare grosse ostilità.

 

I mercati hanno gestito senza problemi il referendum italiano, con l’azionario del belpaese che ha registrato un rally quasi del 18% nel quarto trimestre del 2016. Il 2017 sarà interessante per l’Eurozona, per via dei maggiori investimenti societari, della crescita più rapida dei consumi e dell’incremento del commercio da una parte, e l’impatto potenziale delle elezioni in Francia, Olanda e Germania dall’altra.

 

La Cina non preoccupa più come a inizio 2016, tuttavia, nel breve, ci aspettiamo un modesto rallentamento dell’economia. I rapporti commerciali con gli Stati Uniti saranno cruciali per i mercati, così come l’andamento dello yuan. Le politiche protezionistiche sarebbero dannose sia per la Cina che per gli Usa. Nel Regno Unito, il settore estrattivo sarà il più sensibile agli sviluppi in Cina.

 

In conclusione, è importante porre questi fattori in un più ampio quadro macro: il rafforzamento dell’economia globale dovrebbe sostenere il trend di normalizzazione di rendimenti di bond governativi, inflazione, crescita e politica monetaria emerso nel 2016. Quanto ai rischi, la maturità del ciclo economico, soprattutto in USA, UK e Cina, con il tempo diventerà un vento contrario, con le politiche monetarie sempre più restrittive. Con l’indice VIX ai minimi storici, l’umore degli investitori è ottimistico e quindi vulnerabile a bruschi risvegli.

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