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Biolzi (Cassa Lombarda): “Il voto in Francia e l’inflazione supportano il bund”

4/10/2017 | PierEmilio Gadda

A meno di due settimane dalle presidenziali, la tensione sul rischio politico sembra attenuarsi. Ma non bisogna abbassare la guarda


Mancano meno di due settimane al voto francese, l’appuntamento più importante del fitto calendario politico europeo in agenda quest’anno. Secondo il Financial Times, che, attraverso un apposito “poll tracker” , monitora l’andamento dei sondaggi elettorali, si andrebbe profilando un serrato testa a testa al primo turno tra Marine Le Pen ed Emmanual Macron, entrambi a quota 24% nelle intenzioni di voto, seguiti da Francois Fillon (19%) e Jean-Luc Mélenchon (18%), all’inseguimento. “L’approssimarsi delle elezioni in Francia e la riduzione delle aspettative d’inflazione dovrebbero supportare i bund, mentre gli spread periferici dovrebbero mantenersi in trading range, con andamenti erratici”, osserva Alberto Biolzi, responsabile direzione wealth management di Cassa Lombarda (nella foto)-. L’offerta di bond governativi da Olanda, Italia, Germania e Irlanda dovrebbe toccare 14 miliardi di euro. Solo gli ultimi tre emittenti sono previsti raccogliere 12,5 miliardi di euro in mezz’ora nella seduta di mercoledì, senza coupon o scadenze a controbilanciare l’offerta”. Nelle ultime settimane, i timori legati all’esito del primo turno delle presidenziali francesi, si sono in parte attenuati, come risulta dal calo dei rendimenti sul decennale francese. Secondo molti analisti, ci sarebbe spazio per una ulteriore compressione degli spread – e per un’accelerazione del trend rialzista per le borse del vecchio continente - se al primo turno il Front National dovesse posizionarsi sotto la soglia del 30%: il pericolo di un’affermazione della Le Pen – destabilizzante, nella migliore delle ipotesi – inizierebbe infatti a svanire, portando a un riassorbimento del rischio politico.

 

Intanto, la stagione delle trimestrali è imminente, in particolare negli Usa. “Questo giovedì inizieranno le banche, con JPMorgan, Wells Fargo e Citigroup. In Europa, l’indebolimento dell’euro rispetto ai livelli dell’anno scorso (circa 3,5%) dovrebbe sostenere gli utili aziendali degli esportatori”, chiosa Biolzi. Gli ultimi indicatori, inoltre, confermano un’accelerazione della ripresa. Il Pmi manifatturiero (indice dei responsabili degli acquisit) ha confermato l’anticipazione, come quello dei servizi e il composito, tutti ai massimi degli ultimi sei anni. Le vendite al dettaglio sono cresciute e in settimana, segnala lo strategist, si attende fiducia degli investitori in aumento.

 

Per quanto riguarda le materie prime, l’International Energy Agency (IEA) e l’Opec, nei rispettivi report mensili, dovrebbero confermare la riduzione della produzione di petrolio con un maggior contributo dei Paesi oltre l’Arabia Saudita. “Il quadro dovrebbe quindi confermare una maggior disciplina del Cartello dei produttori di greggio e presumibilmente favorire l’estensione dell’accordo oltre la scadenza di giugno”.

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