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Fondi sostenibili: poche differenze tra gli art 8 e gli art 6

4/8/2024 | Marcella Persola

E' questa una delle evidenze che emerge dalla nuova ricerca di Banor SIM realizzata in collaborazione con la School of Management del Politecnico di Milano


L'esposizione settoriale dei fondi sostenibili si è concentrata su settori meno rischiosi? Partendo da questo assunto la nuova ricerca di Banor SIM realizzata in collaborazione con la School of Management del Politecnico di Milano ha analizzato il settore dei fondi sostenibili, confrontando i prodotti d’investimento articolo 6, articolo 8 e articolo 9.

Dall’analisi emerge con chiarezza che, alla luce del recente passaggio di categoria di molti fondi dall’articolo 9 all’articolo 8, i fondi classificati come articolo 8 (i cosiddetti light green) non presentano differenze significative nell'allocazione settoriale rispetto ai fondi art. 6 (ovvero i fondi che non integrano la sostenibilità nel loro processo di investimento), fatta eccezione per il settore energy. 

Differenze significative si possono invece riscontrare nei fondi classificati come articolo 9 (fondi che hanno come obiettivo primario l'investimento sostenibile), i quali sembrano seguire scelte di asset allocation piuttosto indipendenti dal benchmark ed esibiscono un indice di concentrazione settoriale statisticamente maggiore di quelli articolo 6. 

Se guardiamo invece allo scostamento rispetto ai benchmark tradizionali, si nota che i fondi con classificazione articolo 6 e articolo 8 risultano notevolmente sovrappesati nel settore Information Technology (rispettivamente +3,73% e +4,76%), mentre quelli articolo 9 sono più allineati al benchmark.

In conclusione, le categorie articolo 8 e articolo 6 - a valle anche di un test econometrico - risultano piuttosto sovrapponibili, sia in termini di concentrazione settoriale rispetto al benchmark che di scelte settoriali in termini assoluti. D’altro canto, i fondi articolo 9 sembrano avvicinarsi a logiche di asset allocation tipiche dei fondi tematici. Tale risultato suggerisce riflessioni per il futuro per quanto riguarda lo sviluppo di logiche di integrazione ESG a livello di portafoglio e sull’utilizzo di benchmark ESG che catturino in maniera sostanziale le specificità degli investimenti sostenibili.

Secondo Giancarlo Giudici, professore ordinario di Corporate Finance alla School of Management del Politecnico di Milano: «C'è un dibattito molto vivace sul tema della classificazione dei fondi “sostenibili”. Come è evidente dai risultati della ricerca confermati dai più recenti trend segnalati dagli analisti, le decisioni dei policymaker possono avere un impatto rilevante sulle scelte di asset management dei gestori. La futura revisione della normativa dovrebbe favorire la trasparenza sui modelli più che tentare di identificare i “buoni” e i “cattivi”».

Angelo Meda, (nella foto) responsabile azionario e della ricerca ESG di Banor SIM, ha commentato: «Gli approcci dei gestori sono molto diversi: c’è chi, come Banor, si basa su uno stock picking - bottom up, chi prende posizioni settoriali relative al benchmark e chi segue pedissequamente un indice. La normativa SFDR oggi non distingue tra i vari approcci; ci auspichiamo che le future evoluzioni tengano conto dei diversi stili di gestione senza creare delle categorie troppo ampie che rendono difficile la comparazione al loro interno».

 

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