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ESG, i sei sviluppi chiave di questo trimestre

4/9/2024 | Redazione ADVISOR

Irene Lauro (Schroders): “I potenziali benefici derivanti dalla lotta al riscaldamento globale compenseranno i costi per la mitigazione del clima”


Nella newsletter trimestrale di Schroders, in cui la società guarda alle principali notizie economiche sul fronte dei cambiamenti climatici e della transizione energetica, Irene Lauro, environmental economist, si concentra sui sei sviluppi chiave. 

La mitigazione del clima va a beneficio dell’economia

L’ultima analisi del Network for Greening the Financial System (NGFS), un gruppo di 116 banche centrali e autorità di vigilanza che si propongono di rafforzare il ruolo del sistema finanziario nella gestione dei rischi climatici, evidenzia che i potenziali benefici derivanti dalla lotta al riscaldamento globale compenseranno i costi per la mitigazione del clima. Si stima che, in una transizione ordinata, il Pil globale sarà del 7% in più rispetto alla situazione con le politiche attuali, in cui i rischi fisici sono destinati ad aumentare a causa degli insufficienti sforzi di mitigazione.

In una transizione ordinata vedremo un forte aumento dei prezzi del carbonio, che causerebbe un incremento dei prezzi energetici, colpendo la domanda sul piano economico. Tuttavia, il riutilizzo dei ricavi associati al carbonio in investimenti pubblici e la riduzione delle tasse sul lavoro contribuiranno a limitare l’impatto sull’economia. Un aspetto ancora più importante è che l’economia trarrebbe maggiori benefici riducendo le emissioni ed evitando i danni economici del riscaldamento globale. Tuttavia, gli effetti positivi saranno tangibili solo nel medio-lungo termine, mentre l’impatto di un incremento dei prezzi del carbonio sarebbe più evidente nel breve periodo.

Net-Zero Industry Act: Consiglio e Parlamento raggiungono un accordo per rilanciare il comparto green dell’UE

A febbraio, Consiglio e Parlamento europeo hanno raggiunto un accordo provvisorio sul Net-Zero Industry Act (NZIA), un regolamento chiave volto a espandere le tecnologie energetiche pulite in Europa. Si tratta di una delle tre iniziative legislative chiave del Piano industriale del Green Deal, volto a sostenere una rapida transizione verso la neutralità climatica. Il NZIA si propone di semplificare le procedure di concessione dei permessi e sostenere progetti strategici. L’elenco finale delle tecnologie comprende pannelli solari, turbine eoliche, celle a combustibile, elettrolizzatori, batterie e tecnologie di rete.

Il regolamento si propone anche di migliorare le competenze della forza lavoro europea in queste tecnologie e di promuovere lo sviluppo di “valli” per l’accelerazione del Net zero, ossia cluster regionali di aziende attive in una determinata tecnologia favorevole alla reindustrializzazione, aumentando al contempo l’attrattiva dell’UE.

L’Agenzia internazionale dell’energia (AIE) ritiene che i ritardi derivanti da complesse procedure di autorizzazione siano una delle principali sfide per l’espansione delle energie rinnovabili. Questo accordo rappresenta un passo importante: è destinato infatti ad allentare le condizioni per investire in tecnologie verdi nel continente, fornendo al contempo una maggiore certezza agli investitori nell’energia verde. È probabile che il ritorno a una politica industriale nell’UE stimoli la competitività e la produttività nella regione, rafforzando al tempo stesso il suo percorso verso le zero emissioni nette.

Divergenza tra crescita economica ed emissioni negli USA nel 2023

Secondo un rapporto preliminare recentemente pubblicato dal centro di ricerca Rhodium Group, la crescita del Pil statunitense è aumentata ancora nel 2023, mentre le emissioni di gas serra (“GHG”) sono diminuite. Dopo due anni di crescita delle emissioni, si stima che le stesse siano diminuite dell’1,9% a/a nel 2023, mentre l’economia ha evidenziato un rialzo di oltre il 2% a/a. Si tratta del più grande calo delle emissioni dal 2016, senza contare la flessione causata dal Covid nel 2020. La diminuzione delle emissioni è stata causata da una flessione dell’8% delle emissioni nel comparto energetico, poiché la produzione di carbone ha raggiunto un nuovo minimo storico.

Spezzare il legame tra crescita economica ed emissioni è fondamentale per raggiungere gli obiettivi climatici senza danneggiare l’economia. Il calo delle emissioni è un passo nella giusta direzione per gli USA, ma il Paese è ancora lontano dal raggiungere l’obiettivo della Convenzione di Parigi. Secondo le stime di Rhodium Group, le emissioni devono calare del 6,9% su base annua tra il 2024 e il 2030 affinché gli Stati Uniti possano raggiungere l’obiettivo per il 2030. Lo studio rivela inoltre che la produzione di carbone è diminuita grazie ai prezzi del gas più bassi rispetto al carbone dal 2022, tuttavia un’inversione dei prezzi del gas nel medio termine potrebbe compromettere le riduzioni delle emissioni. Lo sviluppo delle energie rinnovabili ha fornito un contributo positivo al calo delle emissioni, ma è necessaria una più rapida espansione dell’energia pulita per rompere definitivamente il rapporto tra crescita economica ed emissioni, il che richiederà sforzi politici più sostanziali e una maggiore regolamentazione in materia climatica.

L’Inflation Reduction Act in supporto ai veicoli elettrici

Una recente ricerca del Clean Investment Monitor ha rilevato che le vendite di veicoli elettrici nel 2023 si sono collocate vicine alla fascia alta delle vendite previste per l'anno, grazie ai sussidi green dell'IRA. Nel 2023, sono stati venduti negli USA circa 1,4 milioni di veicoli elettrici, con un incremento di oltre il 40% rispetto al 2022. Queste incidono per il 9,2% sulle vendite complessive di veicoli leggeri dello scorso anno, rispetto al 6,8% nel 2022 e al 2,2 % nel 2020. Le vendite effettive hanno superato notevolmente le proiezioni di alcuni anni fa.

I dati forniscono una prova chiara del fatto che gli incentivi fiscali dell’IRA stanno funzionando, almeno nel settore dei trasporti. Questi dati dovrebbero offrire una rassicurazione agli investitori, in quanto si contrappongono a una serie di notizie che indicavano invece un rallentamento sul fronte dei veicoli elettrici. Sebbene negli USA tale mercato sia in espansione, la Cina rappresenta ancora il più grande mercato per le auto elettriche: nel 2023, le vendite hanno superato gli 8 milioni di unità, incidendo per quasi il 60% sulle vendite globali.

La Cina continuerà a dominare la produzione manifatturiera nel comparto dell’energia pulita

Secondo il rapporto Renewables 2023 dell’Agenzia internazionale dell’energia (AIE), la capacità globale di energie rinnovabili ha registrato un incremento del 50% nel 2023. Si tratta della crescita più rapida degli ultimi 20 anni.

La capacità di energie rinnovabili ha raggiunto quasi 510 GW, la metà del livello necessario a raggiungere l’obiettivo globale di triplicare la capacità totale, portandola a 11.000 GW (target concordato in occasione della COP28). Mentre l’aumento della capacità di energie rinnovabili ha raggiunto il massimo storico in Europa, negli Stati Uniti e in Brasile, la Cina ha registrato la crescita maggiore, poiché, nel 2023, ha commissionato un quantitativo di impianti solari fotovoltaici pari al mondo intero nel 2022. L’AIE prevede che la Cina conseguirà l’obiettivo cumulativo di 1.200 GW di produzione associata ad impianti solari fotovoltaici ed eolici, previsto per il 2023, già quest’anno, sei anni prima del previsto. La capacità correlata alle energie rinnovabili della Cina è destinata a crescere, nei prossimi cinque anni, di oltre il 200% rispetto al quinquennio precedente, così da rappresentare quasi il 60% della nuova capacità associata alle energie rinnovabili a livello globale entro il 2028.

A nostro avviso la Cina continuerà a svolgere un ruolo chiave nella transizione energetica, mantenendo la leadership settoriale a livello globale. Sono necessari ulteriori sforzi politici da parte di UE e USA per attrarre nuovi capitali da destinare all’energia verde. L’intensificarsi della concorrenza cinese per le tecnologie energetiche pulite potrebbe mettere a rischio i produttori nelle economie sviluppate, dove la pressione sui costi è maggiore.

Possibili dazi europei sulle esportazioni di veicoli elettrici cinesi

L’UE incide per quasi il 40% sulle esportazioni di veicoli elettrici cinesi e rappresenta la principale destinazione di tali veicoli. Le esportazioni di veicoli elettrici cinesi sono aumentate del 37% a/a nel 2023, raggiungendo i 13 miliardi di dollari. La Commissione europea ha avviato un’indagine anti-sovvenzioni sulle importazioni di veicoli elettrici al fine di determinare se le catene di valore beneficiano di sovvenzioni illegali da parte del governo cinese. Il blocco sembra destinato ad applicare dazi doganali retroattivi volti a proteggere i produttori di veicoli elettrici europei da una concorrenza sleale.

L’incremento dei dazi doganali potrebbe venir visto come una mossa protezionistica dal governo cinese e potrebbe comportare un aumento del rischio geopolitico tra le due parti. È anche importante notare che, finora, gli USA sono riusciti a proteggersi con successo dalla concorrenza cinese sul mercato dei veicoli elettrici, imponendo un dazio doganale del 27,5% sulle auto di fabbricazione cinese. 

Guardando avanti: il rinnovo del Parlamento europeo potrebbe rallentare le politiche climatiche

Guardando invece alle prospettive per il prossimo futuro, i cittadini dell’UE eleggeranno un nuovo Parlamento a giugno. Un recente studio commissionato dal think tank del Consiglio europeo sulle relazioni esterne evidenzia che le prossime elezioni potrebbero offrire più seggi ai partiti populisti e di destra, mentre i partiti di centrosinistra e verdi sono destinati a perdere voti. Questo importante cambiamento potrebbe rappresentare una sfida importante per l’impegno dell’UE volto al raggiungimento delle zero emissioni nette. Infatti, sarebbe più difficile ottenere un sostegno per le politiche in materia di cambiamento climatico. I legislatori di estrema destra sono stati scettici nei confronti delle politiche climatiche e potrebbero limitare le azioni dell’UE per accelerare la transizione verso l’energia verde, minando il quadro del Green Deal e aumentando l’incertezza tra gli investitori nell’energia pulita.

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