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Private bank, focus sui reclutamenti

5/25/2016 | Stefania Pescarmona

Secondo Aipb, nel 72% dei casi, la direzione commerciale e le risorse umane collaborano strettamente assieme, affidandosi soprattutto a segnalazioni di banker (89%) o head hunter (83%)


La figura del private banker è sempre più sotto i riflettori. La soddisfazione del cliente facoltoso passa, infatti, prima di tutto dal consulente che si prende carico delle sue richieste, per cui è il singolo private banker che fa la differenza, rispondendo alle esigenze dei clienti in tutto l'arco dell’anno. Fondamentale è quindi la fase del reclutamento, un perconso tutt'altro che facile, che rappresenta anzi una vera e propria sfida, soprattutto alla luce dell’evoluzione del contesto normativo di cui tanto si parla nell’ultimo periodo.



 

Ma chi definisce e attua le politiche di recruiting all’interno degli istituti di private banking? Secondo l’Ufficio Studi Aipb, nel 72% dei casi, la direzione commerciale e le risorse umane collaborano strettamente assieme, affidandosi soprattutto a segnalazioni dei banker (89%) o degli head hunter (83%). Di primaria importanza, per risultare più appetibili agli occhi dei recruiter, sono senza dubbio le competenze. “In un settore come quello del private non basta una persona che si dedichi completamente al cliente e che soddisfi ogni sua necessità, perché ciò, considerati gli standard di qualità che l’industria private si prefigge di avere, sarebbe altamente riduttivo”, spiega Aipb. Il private banker per antonomasia deve possedere, infatti, un bagaglio di conoscenze a 360°, che va dall’ambito aziendale a quello fiscale e dall’ambito previdenziale a quello successorio. Perché l’obiettivo, nella fattispecie, è sempre il servizio di qualità e a un servizio di qualità deve necessariamente corrispondere una preparazione dei professionisti di qualità.



 

Preparazione è quindi sinonimo di formazione, termine con il quale si intende un processo lungo e impegnativo, ma soprattutto volontario e consapevole, che mette l’individuo al centro di uno studio che genera insegnamenti che col tempo si trasformano in facoltà acquisite, ovvero proprio le competenze a cui si faceva riferimento poco sopra. “Sicuramente, però, affinché questo processo di apprendimento vada a buon fine e sia nei fatti costruttivo e non solamente nozionistico e fine a se stesso, è bene che il formatore sia una persona a sua volta preparata, in grado di trasmettere le conoscenze con entusiasmo e metodologia del caso, riuscendo a coinvolgere emotivamente chi lo ascolta, infondendo il piacere della crescita professionale e personale”, aggiunge Aipb, che poi conclude dicendo: “Se ci sono tutti questi elementi, allora il professionista è degno di questo nome e riuscirà a garantire tali standard di qualità, conquistando la fiducia del cliente”.

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