Per entrare nella classifica delle prime 10 strutture italiane di private banking serve superare la soglia dei 30 miliardi di euro di masse in gestione, secondo i dati riportati nell'Annuario AIPB 2024 diffuso questa settimana alla stampa specializzata (vedi foto) da Andrea Ragaini e Antonella Massari, rispettivamente presidente e segretario generale dell'Associazione Italiana Private Banking.

Tra nuovi ingressi (come Poste Italiane) e alcune defezioni (come Iccrea Banca o Banca del Fucino) l'annuario delinea un perimetro di 37 istituti private associati (il gruppo Bper è presente sia come Bper Banca sia come Banca Cesare Ponti) ed è possibile fare delle analisi in virtù dei dati societari, così come dei servizi e prodotti offerti, contenuti nel volume. Come appunto individuare chi oggi guida il mercato dal punto di vista numerico delle masse.

Le banche-reti, nate presidiando clientela con masse finanziarie minori, ormai dominano la classifica, confermando la lungimirante intuizione di aprire l'associazione a soggetti diversi portata avanti da Maurizio Zancanaro durante la sua presidenza: dei primi dieci nomi sono almeno sei i soggetti provenienti dal mondo della consulenza.

Un secondo elemento è il peso sempre più evidente delle strutture italiane rispetto alle società facenti parte di gruppi stranieri. A conferma che è ormai superato qualunque complesso rispetto al private banking internazionale, in primis svizzero o statunitense.

Proprio il campione del private banking americani in Italia, JP Morgan Private Banking (che, per onestà intellettuale, è giusto sottolineare faccia un po' gara a sé, gestendo esclusivamente portafogli finanziari superiori ai cinque milioni di euro, con una squadra di appena 14 selezionatissimi private banker a Milano), dovrebbe lambire la Top-10. Il condizionale è d'obbligo perchè JPM PB non ufficializza i dati nazionali ma solo quelli globali ma non dovrebbe essere troppo distante dalla verità immaginare un AUM italiano vicino ai 30 miliardi di euro.  

Chi certamente è sopra la soglia e apre ufficialmente la classifica delle prime 10 strutture di wealth management per masse è Banca Aletti, lo storico istituto specializzato del gruppo Banco Bpm, che supera i 30 miliardi di euro di masse in gestone.

La precede una delle novità della classifica: il private banking del gruppo Bper che, forte dell'acquisizione dell'ex Carige e di Banca Cesare Ponti, oggi ufficializza 33 miliardi di masse in wealth management.

Salendo le posizioni si trovano gli unici due soggetti con casa madre straniera: Allianz Bank F.A. (che non ufficializza il dato delle masse wealth ma dovrebbe collocarsi intorno ai 35 miliardi) e BNL-BNP Paribas PB&WM che dichiara 37 miliardi di euro di AUM.

Sopra di loro un terzetto tutto italiano e largamente proveniente dal mondo delle reti: Banca Mediolanum (con 37,7 miliardi di euro di masse private e wealth), Credem Euromobiliare PB (40 miliardi) e Fineco (che non scorpora le masse di fascia dal dato generale della rete ma dovrebbe comunque essere sopra i due valori menzionati). Un po' per la vicinanza dei dati, un po' per il diverso modo di conteggiare l'esatto ordine di questo trio potrebbe in effetti avere differenti letture, ma i nomi comunque sono quelli.

Appare certamente più definito (e confermato rispetto alla classifica dell'anno precedente) il podio, con Banca Generali in terza posizione (con un dato non distante dagli 80 miliardi) e i due leader di settore in vetta: UniCredit (135 miliardi di masse wealth) e Intesa Sanpaolo PB (150 miliardi di euro circa, dei quasi 330 del gruppo Fideuram).