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Family office, il passaggio generazionale nelle PMI crea grandi opportunità

5/10/2024 | Daniele Riosa

La ricerca di Scouting Capital Advisors evidenzia quanto il capitale delle aziende italiane sia concentrato nelle mani di un socio di maggioranza e, conseguentemente in base alla sua età anagrafica, la rilevanza del tema del passaggio generazionale


Il capitale delle imprese italiane è in prevalenza concentrato nelle mani di un socio di maggioranza e, conseguentemente in base all’età anagrafica di tale socio, emerge con forza il tema del passaggio generazionale. Questo è quanto emerge dalla ricerca dell’Ufficio Studi Scouting Capital Advisors realizzata da Filippo Bratta, managing partner e Giuseppe Pelliccioni, managing director. 

Nello studio sono state selezionate le società di capitali con bilancio 2022 disponibile, con ricavi tra i 10 mln di euro e i 300 mln, escludendo quelle che operano nei settori edile e dei servizi finanziari. Il numero così selezionato è 35.785 (il campione di indagine). La maggior parte del campione è formato da PMI (oltre il 50% è infatti rappresentato da società con un fatturato tra i 10 ed i 20 mln di euro), con una preferenza della forma giuridica di SRL (66%). Nel campione, le società che hanno un unico socio (indipendentemente dalla natura di questo) che detiene più del 50% del capitale sociale, sono pari a 24.856 (69,5%).  Pertanto, circa 7 società su 10 vedono una proprietà concentrata nelle mani di una unica controparte. 

La maggioranza di queste società è una PMI, anche come naturale conseguenza della conformazione del campione di analisi. È però interessante notare che, differentemente da quanto si possa pensare, focalizzandosi sulla frequenza relativa in ogni singolo cluster dimensionale, l’incidenza delle società con proprietà concentrata nelle mani di una singola controparte aumenta man mano che aumenta la dimensione della società.  Le controparti che vantano il controllo detenendo oltre il 50% del capitale sono eterogenee per natura giuridica (Banche, Assicurazioni, Fondi Mutualistici, Persone Fisiche, Società, ecc.), tuttavia 2 tipologie risultano nettamente preponderanti spiegando circa il 95% dei casi: 1) Società (escluse le Finanziarie e le Quotate), nel 64,1% dei casi, 2) Persone fisiche, nel 30,3% dei casi (negli allegati il breakdown della quota residuale “altri”).

I veicoli societari, per il 43%, non risultano di diritto italiano. Analizzando il restante 67% (n.9127 società) emerge come, a loro volta, la maggioranza sia nelle mani di una unica controparte in 5.741 casi suddivisi quasi equamente tra persone giuridiche e persone fisiche (2.644 i primi e 2.573 i secondi, a cui si aggiungono altre tipologie di veicoli nei 524 casi rimanenti). Viene pertanto confermata, anche risalendo la catena di controllo, la forte concentrazione della proprietà, principalmente attraverso veicoli societari, spesso di diritto estero.  Soffermandoci sulle due tipologie di azionisti di controllo (società vs persone fisiche), la dinamica per cluster dimensionale dell’incidenza risulta opposta: man mano che la società aumenta la dimensione, si riducono progressivamente i casi in cui la quota di maggioranza è detenuta direttamente dalla persona fisica. 

Focalizzando ora l’attenzione sulle persone fisiche aventi una quota superiore al 50%, emerge che circa 1/3 ha una età anagrafica superiore ai 65 anni, evidenziando un potenziale tema di gestione del passaggio generazionale. Si tenga inoltre conto che di queste persone fisiche, circa il 63% riveste una carica all’interno della società come Amministratore Unico e/o Presidente del Cda. 

Filippo Bratta sottolinea che “in conclusione, possiamo affermare che la maggioranza delle società analizzate mostra una proprietà concentrata nelle mani di un'unica controparte, con prevalenza di PMI ed Srl. Questa concentrazione di proprietà aumenta con le dimensioni aziendali: nel 95% dei casi, la maggioranza è detenuta da una singola persona fisica o tramite un veicolo societario, spesso di diritto estero, il cui utilizzo cresce con le dimensioni aziendali. Le persone fisiche con quote superiori al 50% sono in gran parte anziane e occupano posizioni di leadership all'interno delle società”. 

Per Giuseppe Pelliccioni “questi risultati confermano la natura prevalentemente famigliare della PMI italiana, evidenziando la necessità di gestire il passaggio generazionale e di adottare soluzioni di mercato come fusioni e acquisizioni, quotazioni in borsa o riorganizzazioni interne, per valorizzare al meglio il patrimonio aziendale. Al contempo, la natura famigliare chiama in causa tematiche di protezione, tipiche dei Family Office, del valore creato negli anni a favore delle generazioni successive”. 

 

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