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Allarme Grexit: tutte le vittime dello Tsunami Oxi

7/5/2015

Borse, euro, titoli di Stato pronti ad essere colpiti dalla crisi greca. Ma è possibile evitare una Grexit grazie agli interventi di...


Il referendum sulle proposte dei creditori di Atene in cambio di ulteriori finanziamenti per il salvataggio della Grecia si chiude con una netta vittoria del "Oxi" (no in greco): supera il 60% il "rifiuto" di Atene all'austerity, e Alexis Tsipras incassa un'importante vittoria politica che, però, non renderà più semplici le trattative. Anzi. Nonostante le rassicurazioni immediate di Tsipras sulla volontà della Grecia di voler restare nell'Euro, la Grexit sembra ormai un'opzione più che concreta. E sui mercati è letteralmente scattato l'allarme rosso. 

 

Analisti e gestori non sembrano avere dubbi: è partito uno tsunami che, almeno nel breve termine, genererà violenti scossoni sulle borse, farà crollare l'euro e causerà un'impennata dei rendimenti dei titoli di Stato dei Paesi periferici, compresi i nostri Btp. I primi effetti su questo fronte si assaggeranno venerdì, quando è in agenda un'asta di bot e, poi, lunedì quando verranno venduti Btp. Al Tesoro, che fino ad ora si è finanziato a tassi inferiori al previsto grazie al Qe della Bce, resta da raccogliere il 40% delle emissioni previste per il 2015, pari a 420 miliardi di euro. Ma Goldman Sachs ha previsto un aumento degli spread sui titoli di stato di 200-250 punti base, con il rendimento dei Btp in salita oltre il 3%, livello che vedrà la Bce intensificare gli acquisti di bond governativi.

 

Basterà svegliarsi invece domani, lunedì 6 luglio, per vedere gli effetti dello "tsunami Oxi" sulle Borse del Vecchio Continente, che già avevano bruciato 287 miliardi di euro nella seduta di lunedì scorso dopo la decisione di Atene di indire il referendum. Secondo quanto riportato da Bloomberg, molti gestori ora temono il "caos". "Il mercato non ha ancora prezzato un potenziale no" afferma David Joy, Chief market strategist di Ameriprise Financial, gestore con asset per 815 miliardi di dollari. "Vedremo un altro round di volatilità al ribasso superiore a quello di lunedì. Il movimento sarebbe più violento". Gli fa eco Goldman Sachs che ha previsto un calo dell'indice Euro Stoxx 50 a 3.150 punti (-8,4% sul livello attuale). Mentre le banche d'affari sono quasi tutte allineate nel considerare una Grexit come l'opzione più probabile: Credit Suisse le assegna il 75% delle probabilità, Ubs il 70%. E anche Berenberg e JpMorgan la considerano ormai lo scenario base, con la banca americana che prevede un collasso dell'economia di Atene ed effetti caotici sui mercati.


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L'unico che può dare ancora fiato alla Grecia e magari aprire uno scenario che non si tradurrà in una Grexit è Mario Draghi con la sua Banca Centrale Europea. Conosciuto l'esito del referendum greco sembra che il presidente Draghi e gli altri governatori del consiglio direttivo della BCE abbiano avviato un'attenta azione di  monitoraggio della situazione per prepararsi a un intervento volto a evitare (o perlomeno limitare) le turbolenze previste sui mercati. L'obiettivo di Francoforte è quello di garantire la stabilità finanziaria di tutta l'Eurozona e conservare l'integrità della moneta unica (fu proprio Draghi ad affermare nell'estate del 2012 che avrebbe fatto tutto il necessario per salvare l'euro).

 

Ma come? Non potendo più agire sui tassi, inchiodati al minimo storico dello 0,05%, la Bce in una fase di alta volatilità potrebbe alzare il ritmo degli acquisti di titoli di Stato attraverso il piano di quantitative easing, attualmente a 60 miliardi di euro al mese, e attivare contemporaneamente anche l'Omt, il cosiddetto scudo antispread messo a punto da Draghi proprio nel 2012, ma mai lanciato (il programma, ricordiamolo, prevede acquisti illimitati di titoli di Stato a condizione che il paese che ne fa richiesta sottoscriva un programma di European Stability Mechanism, da definire in questo caso con la stessa Grecia, ndr). Intanto, la Banca di Grecia sembra abbia già richiesto un aumento della linea di credito, attualmente ferma a 89 miliardi di euro. 

 

Ad oggi, sembra comunque più probabile che Francoforte, in osservanza al principio di proporzionalità sancito dall'articolo 5 del trattato, eviti di dare una stretta all'Ela (Emergency liquidity assistance), ovvero al flusso di liquidità di emergenza previsto per le banche greche e da tempo unica fonte di finanziamento per il Paese: evitando così il collasso totale di Atene. Non solo. Essendo anche in attesa di un rimborso da 3,5 miliardi il 20 luglio da parte della stessa Grecia, la Bce potrebbe optare secondo molti analisti e gestori per un aumento dello 'sconto' sul valore dei titoli greci portati in garanzia dalle banche, di fatto tagliando la liquidità d'emergenza. 

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