Societe Generale ha recentemente lanciato una nuova serie di certificati a leva fissa che per la prima volta permettono di investire in strumenti che hanno come sottostanti singole azioni quotate a Piazza Affari. Ne abbiamo parlato con Marcello Chelli, co-head public distribution della società francese in Italia.

 

 

Che cosa cambia con questi nuovi prodotti? Quali sono gli aspetti innovativi per gli investitori?

 

I nuovi certificati di Societe Generale a leva fissa ±2 su singole società italiane si rivolgono anche a chi già investiva direttamente sui singoli titoli e, in più, permettono di impiegare una minore quantità di capitale, grazie alla leva, applicare la cosiddetta Tobin Tax prevista per i derivati (e non per le azioni) e di realizzare strategie di copertura mediante i certificati short. Questi strumenti possono poi ovviamente essere utilizzati anche per realizzare strategie di trading al rialzo, al ribasso e long/short (eventualmente market neutral).

 

 

Come siete arrivati all’individuazioni dei titoli sottostanti?

 

Abbiamo ricercato i titoli dell’indice FTSE MIB caratterizzati da capitalizzazione e liquidità estremamente elevate ed in grado, periodicamente, di catalizzare l’attenzione degli investitori con le loro storie aziendali. Le 7 società individuate sono state: Eni, Enel, Generali, Intesa San Paolo, Fiat Chrysler, Telecom e Unicredit. Ci auguriamo che, in futuro, Borsa Italiana ci consenta di emettere questo tipo di certificati su altre società, anche straniere, aumentando leggermente la leva e allungando la scadenza dei prodotti.

 

 

L’investimento a leva comporta numerosi vantaggi e altrettanti rischi? Quale deve essere l’atteggiamento degli investitori?

 

La leva consente di risparmiare capitale in quanto, con una leva ±2, è sufficiente metà del capitale per finalizzare l’investimento desiderato. Allo stesso tempo bisogna essere consapevoli del cosiddetto compounding effect o effetto dell’interesse composto che, su un periodo di tempo maggiore di un giorno, disallinea la performance del certificato a leva rispetto alla performance del sottostante moltiplicata per +2 o -2. In genere il compounding effect è proporzionale alla leva del certificato e alla volatilità del sottostante ed è a favore dell’investitore quando il sottostante si muove con un trend ben definito, mentre è a sfavore dell’investitore quando il sottostante si muove oscillando con un range laterale. Come noto il compounding effect è originato dal ribasamento giornaliero della leva sulla chiusura del giorno precedente per cui, se lo si vuole gestire, bisogna rimodulare periodicamente la propria esposizione incrementandola o riducendola a seconda dell’andamento del sottostante.

 

 

Quello dei certificati, e degli strumenti passivi quotati in generale, è un comparto in forte espansione. Quali sono le prospettive e quali le aree su cui vi state concentrando maggiormente per la costruzione dei prodotti?

 

Fino ad oggi Societe Generale ha lanciato certificati a leva fissa tra ±3 e ±7, su svariati sottostanti: singole azioni, indici azionari, tassi di cambio, materie prime e future obbligazionari oltre ad una gamma complementare di ETC / ETN, cioè di strumenti con collaterale a garanzia, con e senza leva fissa fino a un massimo di ±5, sui medesimi sottostanti, ad eccezione delle singole società. Infine Lyxor, la SGR del gruppo, ha storicamente una gamma di oltre 200 ETF di cui alcuni caratterizzati da leve +2, -2 e -1. Pertanto il gruppo Societe Generale presidia con efficacia il business dei prodotti passivi, con e senza leva, e le sue 3 gamme, Certificate, ETC / ETN e ETF, che saranno ulteriormente arricchite entro fine anno.