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Yuan: perché la svalutazione non deve spaventare

7/18/2018

Il contesto macro è cambiato e le ripercussioni globali questa volta saranno più limitate rispetto al 2015


Torna a spaventare il forte deprezzamento dello yuan rispetto al dollaro, tra i timori dovuti alle crescenti tensioni commerciali. Alcuni investitori hanno riscontrato delle analogie con la svalutazione monetaria cinese del 2015, un episodio che ha causato fuoriuscite di capitali e turbolenze nei mercati di tutto il mondo. Tuttavia, nonostante gli elementi comuni, le differenze nel contesto macroeconomico suggeriscono che le ripercussioni globali questa volta saranno più limitate. È questa l'opinione di Isaac Meng, gestore di PIMCO specializzato sui mercati emergenti.

"Dapprima Meng analizza le analogie ed evidenzia che entrambi gli episodi hanno scioccato i mercati. Negli ultimi 12 mesi lo yuan si è deprezzato rispetto al dollaro, ma a un ritmo relativamente stabile, anche se nelle ultime tre settimane, in seguito all’innalzamento dei tassi da parte della Federal Reserve e ai successivi interventi moderati della Banca Popolare Cinese, lo yuan ha perso il 5%" spiega Meng. "La svalutazione dell’11 agosto 2015 - prosegue - è stata ancora più brusca poiché lo yuan perse il 2% in un solo giorno, quale reazione all’inaspettato deprezzamento della valuta cinese rispetto al dollaro. Entrambi gli episodi, in ogni caso, si erano verificati in un momento in cui lo yuan era leggermente sopravvalutato". L'esperto di PIMCO individua poi, quale differenza fondamentale, la relazione commerciale con gli Stati Uniti.

Il 5 luglio Washington ha imposto dei dazi pari al 25% sulle merci cinesi per un valore pari a 34 miliardi di dollari, provocando una risposta immediata di Pechino e PIMCO stima che i dazi imposti ridurranno di 10-20 punti base il Pil cinese: ecco perché l'asset manager californiano si attende un moderato deprezzamento dello yuan che potrebbe contribuire a compensare l’impatto delle tariffe statunitensi. Del resto, anche i mercati sembrano più a loro agio con una certa volatilità della valuta cinese.

"Mentre nel 2015 e nel 2016 le svalutazioni hanno innescato un’ondata di deflussi di capitali, oggi molti privati e società cinesi hanno considerevoli asset all’estero e coperture valutarie. In effetti, nonostante l'indebolimento dello yuan a giugno, ci sono stati forti afflussi nel mercato dei titoli di stato cinesi e ciò probabilmente riflette la percezione di una ripristinata credibilità nel regime valutario" sottolinea Meng. Secondo l'esperto Pechino non assumerà alcuna posizione precisa con riferimento al tasso di cambio yuan-dollaro, fino a quando il deprezzamento dello yuan sarà guidato da divergenze cicliche a livello politico e rifletterà l’impatto negativo delle pressioni protezionistiche.

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