Anche i mercati emergenti stanno attraversando una fase di volatilità e bassi rendimenti, iniziata nel 2013 

e in corso anche in questi primi mesi del 2014. E' l'analisi di Natixis Global Asset Management, che attraverso il commento di quattro gestori, spiega come ciò nonostante, permangano alcuni contesti di crescita piuttosto interessanti in Asia, America Latina, Europa orientale ed Africa.

"I mercati emergenti non sono tutti uguali" afferma Peter Marber, head of emerging markets investments di Loomis, Sayles & Company. Secondo Marber, il 2014 rappresenterà un anno difficile per i mercati emergenti, principalmente a causa della riduzione del programma di acquisto di bond da parte della Fed. "Tuttavia, alcuni di questi mercati saranno in grado di fare bene". Marber ritiene che le migliori opportunità d’investimento si trovino sul mercato obbligazionario corporate dei mercati emergenti. "Nel settore del credito, investment grade o high yield, i titoli corporate dei mercati emergenti stanno rendendo l'1-2% all'anno in più rispetto alle obbligazioni di uguale qualità emesse da società statunitensi".

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François Théret, chief investment officer di Absolute Asia Asset Management sostiene che nell'area asiatica, siano viste con maggior favore le economie che beneficiano della crescita globale prevista per il 2014, mercati in cui la classe politica può mantenere una posizione accomodante ed economie i cui governi sono disposti ad affrontare le sfide strutturali sottostanti il rallentamento della crescita e le criticità provenienti dall’esterno. Inoltre, le valute, con l'eccezione dell'India e dell'Indonesia, appaiono meno vulnerabili rispetto a quelle di altre aree emergenti. In tale contesto, i mercati emergenti dell'Asia appaiono ben posizionati, ed iniziamo l'anno con una preferenza per il Nord-est asiatico rispetto al Sud-est Asiatico".

Vincent Chailley, chief investment officer di H2O Asset Management, vede i mercati emergenti in forte pressione: "Nella migliore delle ipotesi, riteniamo che i mercati emergenti registreranno una sotto-performance nel 2014. È vero che molti investirono qualche anno fa, supportati dai solidi fondamentali. Ma è altrettanto vero che tale decisione fu supportata dalle notevoli iniezioni di liquidità da parte delle banche centrali. Ora che tale liquidità sta per essere rimossa, l'effetto sarà inverso. E nel momento in cui i fondamentali dei mercati emergenti si deterioreranno, ci aspettiamo che soffriranno di più" sostiene Chailley, aggiungendo che i mercati emergenti sono estremamente sensibili ai flussi in entrata e in uscita. "Se i capitali saranno riportati negli Stati Uniti, le implicazioni per i mercati emergenti saranno perfino maggiori rispetto a quelle dei Treasury americani. In tal senso, prevediamo che i mercati emergenti saranno messi alla prova seriamente e per diverso tempo" conclude Chailley. 

Philippe Waechter, chief economist di Natixis Asset Management , spiega come i cosiddetti BRIC (Brasile, Russia, India e Cina) stiano affrontando problemi strutturali che potrebbero ostacolarne la crescita nel 2014. Nel complesso, Waechter individua una crescente differenziazione tra i paesi emergenti in termini di stabilità economica e sostenibilità della crescita. "Se si confrontano la situazione attuale del Messico e della Turchia, appare evidente che la loro situazione attuale e le loro prospettive future appaiono molto diverse".