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Natixis GAM: emergenti, ecco dove investire e quando

3/25/2014 | Alessandro Chiatto

Finora il 2014 ha portato solo notizie negative per i mercati emergenti, ma potrebbero esserci presto prospettive interessanti. E' l'opinione di Peter Marber, head of emerging market investments di Loomis, Sayles & Company


Finora il 2014 ha portato solo notizie negative per i mercati emergenti, ma potrebbero esserci presto prospettive interessanti. E' l'opinione di Peter Marber, head of emerging market investments di Loomis, Sayles & Company (società del gruppo Natixis GAM).
 
Il rallentamento improvviso della crescita cinese, il diffondersi delle proteste in Egitto, Turchia, Tailandia e la crisi in Ucraina/Crimea. Il calendario elettorale non fa che rafforzare questo clima, con il risultato che gli investitori faticano a distinguere il segnale dal rumore. Ma si tenga presente che i fondamentali di questi mercati sono molti diversi rispetto a dieci o vent’anni fa. Con un tasso di inflazione relativamente basso, una forza lavoro più produttiva, 8 trilioni di dollari di riserve di valuta forte e tassi di crescita tuttora più elevati di Stati Uniti ed Europa, la maggior parte dei mercati emergenti si trova in una posizione migliore, rispetto al passato, per far fronte al contesto economico stagnante. 
 
Gli investitori che accumulano asset rischiosi, quali i titoli dei mercati emergenti, nei periodi in cui risultano sfavoriti spesso sono ben ripagati nel corso del tempo quando il sentiment cede il passo a fondamentali e valutazioni. Quest’anno può essere dunque un anno interessante per incrementare gli investimenti in questi attivi. 
 
Gli indirizzi politici discendono direttamente dal contesto politico, e il 2014 è tra le annate elettorali più affollate per i mercati emergenti: si avviano alle urne gli elettori di oltre 40 paesi che rappresentano il 20% della produzione mondiale globale. Tra i mercati chiave su cui puntare l’attenzione rientrano Turchia (marzo), Sudafrica (aprile-luglio), India (maggio), Indonesia (luglio) e Brasile (ottobre). In totale, questi paesi rappresentano circa il 40% degli indici obbligazionari dei mercati emergenti e oltre il 25% degli indici azionari.
 
 
 

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