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M&G, basse aspettative per i mercati emergenti

10/22/2014

Claudia Calich, M&G Emerging Markets Bond di M&G Investments spiega, nel suo outlook sui mercati emergenti, come sta evolvendo la situazione nei vari Paesi


Al recente meeting annuale del Fondo Monetario Internazionale a Washington, il tema principale è stato il processo di ‘aggiustamento’ in corso nei vari Paesi emergenti, che si stanno dirigendo verso una nuova fase caratterizzata da meno liquidità ed una diminuzione dei prezzi delle commodities. Claudia CalichM&G Emerging Markets Bond di M&G Investments spiega, nel suo outlook sui mercati emergenti, come sta evolvendo la situazione nei vari Paesi. 

 

L’UCRAINA - In Ucraina, in molti si aspettano la possibilità di una ristrutturazione attraverso una proroga volontaria delle scadenza, a dispetto di quanto affermato ufficialmente dal  FMI, che sembra far intravedere ulteriori e più ingenti finanziamenti a causa dell’escalation del conflitto nel Paese. Fatte queste premesse, a questi livelli sono decisamente prudente rispetto al credito, poiché credo che ci possa essere un contagio scaturito dal fallimento nei prossimi anni delle banche di proprietà statale, poiché queste banche avrebbero  accesso alla liquidità in valuta locale dalla banca Centrale, ma non al Dollaro a causa delle scarse riserve di valuta internazionale del Paese.

 

IL VENEZUELA - Qui, le aspettative di fallimento sembrano essere inferiori rispetto a quanto prezzato dal mercato. Credo che questo distacco rifletta il valore sul recupero del credito rispetto alle precedenti ristrutturazioni dei mercati emergenti. La quantità e la seniority delle clausole aggiuntive -  ad esempio le richieste di risarcimenti in dollari da parte degli importatori, o le compensazioni alle compagnie aeree per le nazionalizzazione degli asset da parte dello Stato e gli arretrati dello Stato  rendono difficile il recupero dei crediti.

 

L’ARGENTINA - Il Paese dovrà affrontare un anno difficile a causa della stagflazione e della diminuzione delle riserve; tuttavia, ha un piccolo  vantaggio rispetto agli  altri due Paesi, nel senso che una nuova amministrazione  seguirà probabilmente delle politiche economiche più ortodosse rispetto a quelle praticate dall’attuale amministrazione. Inoltre, le dispute legali del Paese con i creditori si estenderanno fino al prossimo anno e c’è anche il rischio di una accelerazione delle obbligazioni sui Bond alla pari in default  a rendere la situazione ancora più complessa.

 

IL BRASILE - L’incombente seconda tornata di elezioni in Brasile fissate per il 26 ottobre sarà critica. Gli stranieri sono piuttosto scettici circa il fatto che Aecio Neves, favorevole ai mercati, possa vincere. Io vedo le elezioni come un piccolo numero minore rispetto ai mercati. La capacità  di Aeciodi spingere a fare delle riforme attraverso il Congresso potrebbe deludere, a causa della notevole frammentazione dei partiti brasiliani. In ogni caso, vedo maggiori possibilità di rialzo nei prezzi degli asset e soprattutto dei tassi locali in caso di una sua vittoria lui potrebbe vincere, al contrario credo ci sarà un ribasso in caso Dilma Roussef fosse rieletta.

 

LA RUSSIA - Per quanto riguarda la Russia, la sua capacità di conservare il rating investment grade dipende da quanto durerà il conflitto con l’Ucraina. Le relazioni con i Paesi occidentali e in particolare gli Stati Uniti hanno toccato il fondo e sono ai minimi storici. Le autorità USA sono piuttosto tranquille sul proseguimento delle sanzioni per un lungo periodo di tempo se fosse necessario. Rimango quindi cauta sul credito, ma ritengo che gli spread riflettano già ora il deterioramento nei flussi di capitale, delle riserve valutarie e il recente calo dei prezzi del petrolio. Il rischio credito tra titoli di Stato e campioni nazionali come Gazprom o le principali banche di Stato dovrebbe persistere. 

 

In termini di allocazione globale degli asset, c’è poco consenso su chi sovraperformerà il prossimo anno, se si tratterà di debito in valuta estera, locale o corporate bond. Tuttavia, c’è accordo sul fatto che le aspettative sull’asset class sono decisamente basse. Conseguentemente, i flussi di capitale nell’asset class dovrebbero rimanere positivi, ma notevolmente sotto ai livelli osservati prima del 2013.  

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