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5/7/2015 | Redazione Advisor
Con o senza l'accordo sulla Grecia, l'Europa è al sicuro. Ne è convinto Azad Zangana, european economist di Schroders, che ha analizzato i possibili impatti di un'eventuale uscita dall'Eurozona di Atene.
Le probabilità di un’uscita della Grecia dall’Eurozona sono aumentate e probabilmente si aggirano attorno al 40%. Ci si chiede, dunque, quali potrebbero essere le eventuali conseguenze negative per i mercati periferici. A nostro avviso, non c’è il rischio di un serio contagio, data la riduzione dell’esposizione finanziaria alla Grecia rispetto a soltanto 2-3 anni fa, mentre quella greca è di per sé un’economia dalla dimensioni ridotte.
Il rischio maggiore potrebbe essere la perdita di fiducia da parte degli investitori, che potrebbe ancora una volta far aumentare i costi del credito per gli Stati periferici, causando loro delle difficoltà. Secondo il nostro punto di vista, il rischio che ciò accada è stato ridotto con l’avvio del quantitative easing da parte della Banca Centrale Europea. Guardando alla reazione del mercato obbligazionario nel 2015 fino ad oggi, sembra essere meno ovvio aspettarsi un eventuale contagio, rispetto al 2010 e al 2011, quando i rendimenti obbligazionari dei Paesi periferici si impennarono in seguito alle cattive notizie provenienti dalla Grecia.
La nostra visione di base è che la Grecia rimarrà nell’Eurozona, anche se dovesse affrontare un cambio di governo o un’eventuale resa alle richieste della Troika. Ci aspettiamo di vedere un aumento della tensione nel prossimo mese o due, con Atene che deve decidere se ritornare a implementare riforme reali o affrontare l’abisso. Perciò, bisognerebbe aspettarsi un’ulteriore volatilità dei mercati europei azionari e obbligazionari. Tuttavia, ci attendiamo che alla fine si raggiungerà un accordo e, se ciò non dovesse accadere, riteniamo che il contagio sarebbe limitato per gli altri mercati periferici.
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