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Dhar (BNY Mellon IM): "Un ottobre da brividi?"

10/31/2018 | Redazione Advisor

L’autunno, e in particolare il mese che si sta per concludere, può essere un periodo di turbolenze. Ecco perché e come difendersi


Che autunno attendono i mercati? L'analisi di Shamik Dhar, Chief Economist, BNY Mellon Investment Management.

Keats l’ha definita la “stagione di nebbie e morbida abbondanza”, ma per i mercati, l’autunno (e il mese di ottobre in particolare) può essere un periodo di turbolenze. Ci sono stati i crolli del 2008 e del 1987, ovviamente, quando i mercati hanno perso rispettivamente il 16,9% e il 21,8%. E anche se un mercato efficiente come l’S&P non dovrebbe essere stagionale, chiaramente lo è: il tasso medio di crescita mensile dell’S&P a ottobre è pari ad appena lo 0,5%, ed è più basso di 6 punti base rispetto alla media mensile assoluta dal 1928 a oggi.

Inutile chiedersi perché succeda: le regolarità statistiche come questa non dovrebbero ricorrere in un mercato azionario efficiente. Forse è solo l’inizio della malinconia autunnale (perlomeno nell’emisfero settentrionale). Di certo i mercati, anche questo ottobre, hanno perso terreno e l’indice VIX della volatilità è salito. Alcuni investitori sono concentrati sulle prospettive per l’inflazione, i tassi d’interesse e i rendimenti obbligazionari negli USA, mentre una significativa minoranza teme che la Federal Reserve stia per compiere un errore nelle proprie politiche monetarie, permettendo all’inflazione di sorprendere al rialzo per poi doversi affannare a contenerla nel 2019. Per altri ancora, la Fed si sta muovendo troppo rapidamente senza tenere conto di ciò che accade agli indici dei prezzi, soprattutto in uno scenario di aumento dei rendimenti obbligazionari, conflitti commerciali, de-globalizzazione e alti prezzi del petrolio. Questi timori sembrano aver guidato i bruschi cali dei mercati azionari a ottobre.

 

Non bisogna però dare troppa importanza a questa tendenza. Dal 1928 a oggi, ci sono stati anche 48 mesi di ottobre (su 90) in cui la crescita dell’S&P ha superato la media mensile a 90 anni. E anche i mesi di settembre, febbraio e maggio sono stati peggiori della media statistica. Inoltre, capisco bene la Fed. Credo sia troppo presto per dichiarare uno shock da inflazione. Il rapporto tra gli indici dei prezzi e la capacità produttiva è cambiato drasticamente dai tempi della crisi finanziaria. Le aspettative sull’inflazione sembrano ben ancorate e il concetto di capacità produttiva è in dubbio, persino nel mercato del lavoro USA. Inoltre, se la crescita dovesse rallentare bruscamente, a causa dei conflitti commerciali, dei prezzi del petrolio di altri fattori, la Fed probabilmente reagirebbe evitando di alzare i tassi al ritmo attualmente indicato.

Quindi dovremmo trarre un profondo respiro, fare appello al nostro Keats interiore e ricordare anche l’altro grande poeta e profeta dei mercati azionari, T.S. Eliot. Dopo tutto, non è ottobre il più crudele dei mesi, ma aprile. O, come dicono sui mercati, “sell in May and go away”, vendi a maggio e vattene – almeno sinché non torna ottobre.

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