Tempo di lettura: 2min

Brexit: una impasse che fa male all'economia

4/12/2019

Un contesto di crescita debole, con la maggior parte dell’attività concentrata sull’accumulo di scorte in preparazione all'accordo piuttosto che essere rivolta alla domanda attuale


Scongiurato il no-deal il Regno Unito ha ottenuto dalla Commissione europea una seconda estensiosione dell’articolo 50 al 31 ottobre. 

Il rinvio si è rivelato più lungo (il primo ministro Theresa May aveva chiesto un lasso di tempo fino a fine giugno) per volere della stessa UE.

Azad Zangana, senior european economist & strategist di Schroders sottolinea che non sono poche le preoccupazioni che aleggiano tra gli stati dell’Unione. E’ il caso del Presidente francese Emmanuel Macron aveva optato per un rinvio più breve. 

Certo è che se lo stallo dovesse proseguire, il Regno Unito si troverebbe a partecipare alle elezioni europee previste dal 23 maggio prossimo. La May continua a sperare invece in una Brexit anticipata. 

Zangana afferma che: “Sebbene un rinvio sia preferibile ad una Brexit ‘no-deal’ per l’economia e per la sterlina, la mancanza di condizioni nella concessione dell’estensione ha indebolito gli incentivi per il Parlamento britannico a trovare una soluzione. Theresa May si è resa conto che la divisione nel suo partito rende necessario trovare un’intesa con il principale partito di opposizione, il Labour Party”. 

Sul tavolo della discussione c’è anche la probabilità che il Primo ministro si dimetta e il futuro dell’accordo sarà portato avanti da un nuovo capo politico conservatore. 

 

“Nel frattempo, l’economia continua a soffrire. I sondaggi sulle imprese suggeriscono un contesto di crescita debole, con la maggior parte dell’attività concentrata sull’accumulo di scorte in preparazione alla Brexit, piuttosto che essere rivolta alla domanda attuale. Ad un certo punto l’accumulo raggiungerà un limite e l’output inizierà a rallentare per adeguarsi alla crescita più debole dei consumi e degli investimenti” spiega l’esperto di Schroders.

Per quanto riguarda la politica monetaria, la Bank of England avrebbe voluto alzare i tassi, portandoli a livelli più normali, ma è stata frenata dai rischi di downside per l’economia legati alla Brexit. 

Zangana conclude spiegando che “vi è ora la possibilità che, con un rinvio più lungo, la BoE decida di alzare i tassi a maggio – una probabilità che stimiamo al 20%. Tuttavia, è più probabile che si attenda il completamento della Brexit. Ciò implica che il rialzo da noi previsto per agosto sarà posticipato, potenzialmente a novembre o più tardi ancora, data la possibilità di un’ulteriore estensione oltre ottobre”.

 

Condividi

Seguici sui social

Advisor è la prima piattaforma interamente dedicata alla consulenza patrimoniale e al risparmio gestito con oltre 38.000 professionisti già iscritti


Accedi a funzionalità esclusive e migliora la tua esperienza di navigazione


  • Leggi articoli esclusivi
  • Salva le tue news preferite
  • Partecipa ad eventi esclusivi
  • Sfoglia i magazine in anteprima

Iscriviti oggi!

Hai già un profilo? Accedi qui

Cerchi qualcosa in particolare?