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Non solo oro, anche l’argento tornerà a brillare

8/26/2019

Naylor-Leyland di Merian Global Investors: “Con le banche centrali che sembrano voler scartare qualsiasi ipotesi di rialzo dei tassi per quest’anno, l’attuale contesto macroeconomico è molto di supporto per i due metalli preziosi”


“L’ultima volta che il mercato è diventato dovish, portando a un rialzo del prezzo dell’oro, è stata nel 2016, in conseguenza alla debolezza dei dati provenienti dall’Asia”. Come spiega Ned Naylor-Leyland, gestore del fondo Merian Gold & Silver di Merian Global Investors, “anche nel primo trimestre del 2016 abbiamo assistito ad un periodo in cui il rapporto oro/argento è aumentato”.

“Questi periodi iniziali in cui l’argento perde terreno rispetto all’oro – rileva l’espoerto - sono note come fasi ‘show me’: l’oro è in aumento ma gran parte degli investitori sono riluttanti ad investirvi, temendo la ricomparsa delle condizioni di mercato ‘orso’ che sono state presenti per un periodo prolungato. Nel secondo trimestre del 2016, siamo passati dalla fase ‘show me’ alla fase di partecipazione: gli investitori hanno abbracciato il nuovo trend e i flussi di capitale si sono improvvisamente riversati sull’asset class. Il rapporto a quel punto è quindi sceso velocemente, passando da 83:1 a 65:1 in 14 settimane, a dimostrazione del beta naturalmente più elevato dell’argento e della sua sensibilità ai flussi di capitale”.

L’elezione di Donald Trump “ha messo fine al rally dell’oro nel 2016, quando il mercato obbligazionario, che si aspettava un Democratico dovish alla Casa Bianca, è diventato di colpo ‘falco’. Un cambiamento repentino da colomba a falco sembra essere molto distante questa volta, e ciò potrebbe portare a un calo ancora più ampio nel rapporto oro/argento rispetto a tre anni fa. Un susseguirsi di fasi simile è avvenuto anche nel 2002, in seguito ad un periodo lungo 20 anni di mercato orso per i metalli monetari. In quell’occasione, a causa della lunghezza del periodo di bear market, è stato necessario un anno intero prima che il mondo degli investimenti si rendesse conto che era avvenuto un cambiamento strutturale. Nel 2003 gli investitori avevano iniziato ad acquistare in linea con il nuovo trend e il rapporto in tre anni è passato dal massimo di 80:1 al minimo attorno a 40:1 (nel 2006)”

Per il gestore “le tempistiche sono giuste. Con le banche centrali che sembrano voler scartare qualsiasi ipotesi di rialzo dei tassi per quest’anno, l’attuale contesto macroeconomico è molto di supporto per l’oro e l’argento che, in quanto asset che ‘sconfiggono’ l’inflazione, performano bene in periodi di debolezza valutaria. Il problema è che, dopo anni in cui le banche centrali hanno seguito una strategia di tightening, potrebbe volerci un po’ di tempo prima che gli investitori si convincano che si è verificata una vera e propria inversione a U”. 

“Sembra che il mercato stia finalmente iniziando ad accettare la nuova “realtà” e il rapporto oro/argento ha già iniziato a scendere. L’argento potrebbe tornare a brillare presto”, conclude Naylor-Leyland.

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