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Europa, tassi negativi sui conti correnti più ricchi

10/1/2019 | Daniele Riosa

De Berranger (La Financière de l’Echiquier): “Le ultime settimane tracimano di esempi delle conseguenze sui risparmiatori europei di scelte monetarie radicali”


“Oggi i rendimenti sono negativi su buona parte delle obbligazioni mondiali, mentre cinque anni fa non succedeva praticamente mai. L'impatto della politica monetaria basata su tassi costantemente negativi si fa sentire ogni giorno di più, invitando così ogni risparmiatore o sottoscrittore di mutui a rivedere i modus operandi di una volta”. Olivier De Berranger, chief investment officer di La Financière de l’Echiquier, evidenzia come “le ultime settimane tracimano di esempi sintomatici delle conseguenze, sui risparmiatori europei, di queste scelte monetarie radicali”.

A cominciare dalla Francia dove “in settembre, diverse banche hanno annunciato l'applicazione di un tasso negativo sui conti correnti di persone con patrimoni elevati. Cade così un tabù: per la prima volta nella storia del Paese la liquidità ‘pura’ potrebbe essere assoggettata a un’imposta. Anche in Germania, la Sparkasse di Monaco, la quinta cassa di risparmio su scala nazionale, ha scelto un tasso negativo per tutti i depositi superiori a euro 100.000. La tassazione dei conti correnti potrebbe allargarsi a tutta l’Europa”.

L’esperto sottolinea anche l’impatto dei tassi negativi sulle assicurazioni. “Anche gli assicuratori si sono schierati la scorsa settimana. In Francia, Generali, seguita a ruota da Allianz, ha inferto un duro colpo annunciando la fine dei ‘fonds en euros’ che l’avevano fatta da padrone nelle assicurazioni vita. La compagnia sottolinea come, con le attuali condizioni di mercato, non possa più promuovere un prodotto finanziario con caratteristiche tanto generose, tra cui liquidità, garanzia del capitale e versamento degli interessi maturati ogni anno, oltre ad agevolazioni fiscali per l’imposta sul reddito e le tasse di successione. PPPPP A giustificare questa scelta radicale da un punto di vista commerciale sono, ancora una volta, il perdurare dei tassi negativi per molti titoli più sicuri e le relative conseguenze sul rischio di insolvenza degli assicuratori ai sensi della direttiva Solvency II”. 

Se questa situazione dovesse prolungarsi “gli assicuratori non sarebbero semplicemente più in grado di garantire il capitale o di versare un rendimento garantito su questi supporti finanziari. Per questo motivo, si fa di tutto per dissuadere i risparmiatori dall’investire in questi fondi orientandoli piuttosto verso gli investimenti immobiliari, le unit linked o il private equity accomunati da due caratteristiche: la riduzione del rischio di bilancio per la compagnia assicurativa e la prospettiva offerta al risparmiatore di un rendimento a lungo termine non nullo o negativo”.

“Alla fine – prosegue l’economista - si tratta solo di raggiungere l'obiettivo auspicato dalla Banca Centrale Europea con la determinazione di tassi negativi. I vari attori del mondo economico sono così incoraggiati ad assumersi maggiori rischi indebitandosi o investendo, al fine di stimolare l'inflazione e di sostenere la crescita. In questo modo, piuttosto che finanziare gli attori ritenuti più sicuri (come gli Stati) attraverso l'acquisto del debito, il risparmio è orientato verso attori e asset certamente più rischiosi ma potenzialmente più favorevoli alla crescita e più remunerativi”.

“Se non per amore del rischio, l’investitore deve ora accettarlo, almeno per interesse, se vuole ottenere un rendimento superiore all'inflazione nel lungo termine. In caso contrario il capitale è destinato a erodersi”, conclude De Berranger.

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