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Vittoria Biden, le previsioni dei gestori su mercati e investimenti

11/9/2020 | Daniele Riosa

In ogni caso le elezioni non saranno il principale fattore determinante nell’andamento delle piazze finanziarie nei prossimi mesi. È molto più facile che lo sia l’evoluzione del Covid-19


Il weekend appena trascorso ha spazzato via l’incertezza, vero spauracchio dei mercati. Joe Biden ha conquistato la presidenza degli Stati Uniti, mentre sembra che il Senato rimarrà a maggioranza repubblicana. Vediamo quali ricadute protrebbero verificarsi su mercati ed investimenti secondo i gestori.

Per Andrea Delitala, head of euro multi asset di Pictet Asset Management, “gli occhi degli investitori torneranno, quindi, a guardare con insistenza nella direzione delle banche centrali. Durante la riunione del 5 novembre, la Fed ha mantenuto per il momento invariata la politica monetaria. Nei prossimi mesi, tuttavia, potrebbe essere costretta a rialzare il ritmo con cui immette liquidità nel sistema economico-finanziario: senza tornare necessariamente allo tsunami di liquidità a cui abbiamo assistito in primavera, è probabile che si dovranno rivedere le proiezioni che prevedono da qui in avanti flussi mensili da 120 miliardi di dollari derivanti dal QE oppure che si dovrà quantomeno prolungare le ulteriori misure non convenzionali per stimolare l’economia e mantenere la stabilità finanziaria (ove includiamo il controllo dei tassi di interesse sulle lunghe scadenze). Le elezioni americane hanno restituito agli investitori uno scenario favorevole, liberandoli dell’imprevedibilità del leader della prima economia mondiale; un Congresso diviso si occuperà della gestione della crisi economica dovuta alla pandemia senza grandi pulsioni ideologiche. Ora, l’attenzione di tutti tornerà a focalizzarsi alla grande battaglia dei nostri tempi, la lotta alla pandemia di Covid-19”.

Alessandro Tentori, cio di AXA IM Italia, spiega che “storicamente, ai mercati piace una situazione di ‘gridlock’ politico, sia per il controllo incrociato che viene esercitato sulle leggi proposte dalla nuova amministrazione che per l’impossibilità di varare una strategia economica radicalmente diversa da quella in corso d’opera. Anche un Senato a guida dem, però con maggioranza molto esigua potrebbe rientrare in questo scenario. Meno incertezza uguale più guadagni per il business. Ai mercati piace molto anche un distanziamento dalla strategia di ‘America First’ e un probabile riallineamento con una politica di dialogo multilaterale con i partner strategici e storici, in particolare UK e Europa. Potrebbero anche migliorare i toni del dialogo con la Cina, anche se l’amministrazione Biden svolgerà un ruolo meno ambiguo su temi caldi come i diritti umani e l’assetto militare nel mare della Cina”.

Richard Flax, chief investment officer di Moneyfarm, concentra la sua analisi sull’obbligazionario: “La reazione della curva dei rendimenti è stata quella di un appiattimento, probabilmente perché la vittoria netta da parte dei democratici, che avrebbe pesato al rialzo sulle prospettive di inflazione, non sembra in vista. Ciò non esclude che nel medio periodo, quando i termini del piano democratico saranno più chiari, il timore per un aumento dei prezzi potrebbe riaccendersi e la curva potrebbe impennarsi nella parte relativa ai tassi a lungo. I mercati emergenti e le azioni europee trarranno probabilmente vantaggio da un miglioramento del sentiment sul commercio. Un fattore di rischio in meno per il 2021 Insomma, sembra che quel che i mercati temessero maggiormente fosse l’incertezza stessa. Tutto sommato, mentre ci avviciniamo al 2021, crediamo che i fattori macroeconomici prenderanno il sopravvento sulla questione politica”.

Nadège Dufossé, head of cross asset strategy e Florence Pisani, global head of economic research di Candriam rilevano che “i mercati hanno registrato forti rimbalzi la scorsa settimana nonostante l’incertezza sull’esito delle elezioni. A 3505, l'S&P è vicino ai massimi di settembre e ottobre, mentre la volatilità è quasi dimezzata (l'indice VIX è sceso da 41 a 25). I mega caps tecnologici hanno beneficiato dell'assenza di un'onda blu (meno rischi di regolamentazione e di aumento delle tasse) e spinto al rialzo il mercato americano. Il calo di 10 pb delle aspettative di inflazione (il breakeven dei Treasury a 10 anni è sceso dall'1,75% all'1,65%) e i tassi nominali hanno sostenuto anche i titoli growth. In generale i mercati hanno beneficiato del calo del rischio politico prezzato in vista delle elezioni”.

Stephen Dover, head of Equities di Franklin Templeton, prevede che “le elezioni non saranno il principale fattore determinante nell’andamento dei mercati nei prossimi mesi. È molto più facile che lo sia l’evoluzione del Covid-19. E direi che quasi tutti i gestori di Franklin Templeton non hanno apportato grandi modifiche ai loro portafogli alla luce delle loro previsioni su ciò che sarebbe accaduto alle elezioni. Sicuramente, nelle ultime due settimane, abbiamo cercato di capire quali titoli avrebbero registrato probabilmente le migliori performance il prossimo anno o nei prossimi tre. È estremamente difficile formulare previsioni a breve termine. Se c’è qualcosa che spero gli investitori imparino da questa ultima settimana o due, è che è molto difficile prendere decisioni macro, e decisioni basate sulle elezioni o su eventi di questo genere. Noi cerchiamo in realtà di attenerci ai fondamentali e di considerare le società e gli esiti più probabili nei prossimi uno, tre e cinque anni”.

Sébastien Galy, senior macro strategist di Nordea AM, sottolinea come “un cambio di amministrazione sia probabilmente una buona notizia per gli investimenti in azioni cinesi e reddito fisso, poiché il fattore di imprevedibilità scomparirà e il Renminbi cinese verrà gradualmente apprezzato. Anche se lo status quo rimane, in una certa misura, il presidente eletto dovrà tenere conto dei 70 milioni di elettori che hanno preferito Trump. Questo suggerisce che le tensioni sulla Cina, e in misura minore sulla Russia, potrebbero intensificarsi, anche se non un tweet alla volta. Dato che il Renminbi è estremamente debole, le probabilità sono che la Cina permetta un apprezzamento per evitare ritorsioni coordinate. Rimaniamo concentrati su un rimbalzo guidato dalla Cina che si estenderà all'Asia-Pacifico, con un'attenzione particolare alla classe media e al settore informatico. Si tenga presente, tuttavia, che l'impatto positivo su nuove energie e su tecnologie emergenti sarà probabilmente considerevole, poiché sostenuto da iniziative UE e USA. Siamo anche consapevoli che alcune di queste misure fiscali saranno difficili da approvare con un Senato repubblicano”.

Pasquale Diana, senior macro economist di di AcomeA SGR, si focalizza sull’impatto del voto americano sui i Paesi emergenti per i quali “il discorso è abbastanza complesso. Il mercato in generale guardava con favore allo scenario del ‘blue sweep’, grazie alla combinazione di forte stimolo fiscale, e un dollaro debole. Tuttavia, anche uno scenario in cui Biden è alla Casa Bianca, ma i democratici non controllano (per ora) il Senato appare favorevole agli emergenti, per almeno tre ragioni. In primo luogo, la politica commerciale dovrebbe essere assai meno imprevedibile sotto un esecutivo a guida Biden. Questo non vuol dire che Biden sarà morbido con la Cina, ma sicuramente il fattore sorpresa a cui Trump ci aveva abituato sarà minore. Per paesi che fanno del commercio mondiale la loro ragione di vita (pensiamo alla Cina e al suo indotto ad esempio), questo è importante. Va anche detto che per alcuni paesi, dove la situazione geopolitica è più complessa (Russia, Turchia), la vittoria di Biden potrebbe creare delle tensioni aggiuntive visto che sia Putin sia Erdogan avevano una relazione particolare con Trump. Ma ritengo che sia un rischio contenuto almeno nei prossimi mesi. In secondo luogo, il fatto che i tassi US rimangano con ogni probabilità bassi sia a causa di uno stimolo fiscale più contenuto sia (soprattutto) di una Fed che continua a fare molto QE è chiaramente favorevole agli emergenti. È infatti plausibile attendersi che questa liquidità nel tempo raggiungerà sempre più paesi, tra cui anche gli EM frontiers. In terzo luogo, con ogni probabilità un’amministrazione Biden sarà più aperta all’emissione di diritti speciali di prelievo (SDRs) da parte del Fondo Monetario”.

Bram Bos, lead portfolio manager green bond di NN Investment Partners (NN IP), allarga l’orizzonte alla sostenibilità e prevede che “la nuova amministrazione impiegherà una retorica molto più forte di quella dell'amministrazione Trump sul cambiamento climatico, con un'attenzione particolare all'unità globale. Condurrà una grande spinta diplomatica che incoraggerà i paesi a fissare e perseguire obiettivi più ambiziosi di riduzione delle emissioni, radunando la comunità globale per far fronte alla minaccia del cambiamento climatico con tutti gli strumenti a sua disposizione. I prossimi quattro anni saranno fondamentali per affrontare questa minaccia. La vittoria di Biden apre la strada a un cambiamento trasformativo nella politica climatica statunitense. Biden è impegnato a rientrare nell'accordo di Parigi sul clima e a investire massicciamente nelle infrastrutture sostenibili e nell'energia pulita per affrontare la minaccia esistenziale del cambiamento climatico. La necessità di finanziare questi investimenti sarà un'opportunità fondamentale per gli Stati Uniti per entrare nel mercato dei green bond come emittente sovrano. Questo potrebbe spingere altri governi in tutto il mondo a seguirlo, innescando una crescita significativa del mercato globale delle obbligazioni verdi”.

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