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La recessione negli Stati Uniti non è imminente

4/21/2022 | Lorenza Roma

Il team di MFS IM prevede un marcato rallentamento della crescita in USA, unito a un'inflazione persistentemente più elevata rispetto allo scenario pre Covid-19


Con l'escalation del conflitto in Ucraina che ha acausato un'impennata dei prezzi delle materie prime e un'inflazione persistente che spinge le banche centrali ad alzare i tassi di interesse, il pericolo di una recessione negli Stati Uniti è dietro l'angolo. Secondo Benoit Anne, director investment solutions group di MFS IMuna recessione incombente è improbabile nel breve termine. Tuttavia, una certa cautela è giustificata, soprattutto alla luce della crisi geopolitica e del suo impatto sugli attivi rischiosi. Poiché l'incertezza macroeconomica e la volatilità rimarranno elevate nel periodo a venire, un'asset allocation e una gestione del portafoglio attive saranno cruciali.

 

"Pur riconoscendo un deciso aumento del rischio di una recessione negli Stati Uniti, riteniamo che sia possibile evitarla", spiega Anne. "Le ragioni sono molteplici. Innanzitutto, i fondamentali della crescita dell'economia statunitense rimangono solidi. Certo, i consumatori ora risentono della brusca impennata dell'inflazione e del conseguente calo del reddito reale disponibile, con conseguente netta flessione della fiducia. Il nostro cosiddetto Business Cycle Indicator (BCI), che comprende una serie di indicatori anticipatori, prefigura rischi moderati di rallentamento della crescita nel periodo a venire. Osservando un insieme di indicatori chiave relativi all'economia statunitense, emergono dati rassicuranti per quanto riguarda il quadro occupazionale, il settore residenziale, la fiducia delle imprese e le dinamiche degli utili aziendali, tutti caratterizzati da una certa solidità", aggiunge il director.

 

"Un brusco aumento dei prezzi del petrolio non è più disastroso per l'economia statunitense", afferma Anne. "Non siamo negli anni Settanta. Benché l'aumento dei prezzi del petrolio continui ad agire come un'imposta sui consumi, l'economia statunitense è oggi molto meno vulnerabile a rincari di questo tipo di quanto non lo fosse diversi decenni fa. Ciò è dovuto al fatto che i benefici economici dell'aumento dei corsi petroliferi sono nettamente aumentati, mentre l'intensità energetica dell'economia statunitense è diminuita. Tuttavia, il rischio di un inasprimento eccessivo da parte della Fed è cresciuto in misura considerevole. A nostro avviso, è questa la principale fonte di rischio di recessione in futuro".

 

"Il nostro scenario di riferimento prevede un marcato rallentamento della crescita negli Stati Uniti, unito a un'inflazione persistentemente più elevata rispetto allo scenario pre Covid-19. Riteniamo che l'impatto dell'attuale crisi geopolitica sarà più pronunciato al di fuori degli Stati Uniti, in particolare nell'area euro la quale dovrà affrontare importanti sfide e rischi di stagflazione più significativi in futuro. Lo shock principale è l'aumento dei prezzi dell'energia, che probabilmente avrà un impatto deflazionistico e negativo sulla crescita con ripercussioni sfavorevoli sull'attività economica. Bisogna inoltre considerare rischi estremi per tutte le regioni. Una grave escalation della crisi geopolitica comprometterebbe ulteriormente le aspettative di crescita globale, il che significa che le prospettive macroeconomiche statunitensi dovranno essere riviste al ribasso", commenta il director di MFS IM.

 

Cosa dovremo tenere d'occhio in tempi turbolenti come questi? Il team di MFS IM presterà attenzione a una serie di importanti variabili macroeconomiche durante il corso della crisi geopolitica: impennata dei prezzi del petrolio nel breve termine; forma della curva dei Treasury USA che contribuirà a informare gli investitori sulle aspettative di crescita; PMI e altri indicatori macro.

 

"Nel complesso, - spiega Anne - non riteniamo che una recessione sia inevitabile negli Stati Uniti, data la solidità del quadro globale macroeconomico, ma riconosciamo anche che il rischio sia cresciuto notevolmente in seguito alla crisi geopolitica, e ciò comporta una gamma più ampia di possibili esiti. Il panorama complessivo del rischio di mercato è piuttosto instabile, il che a nostro avviso giustifica un attento monitoraggio e un approccio attivo alla gestione del portafoglio".

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