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Inflazione USA in calo, occhi puntati sui rischi per la crescita

11/18/2022 | Redazione Advisor

Il team di Generali Investments prevede un ulteriore inasprimento di 100 punti base della politica monetaria, tra la riunione di dicembre e quella di marzo


Le speranze che l'inflazione statunitense abbia raggiunto il picco sono state alimentate la scorsa settimana dai nuovi dati sugli affitti e sui prezzi alla produzione. Dopo alcune rassicurazioni sul lato dell'inflazione, l'attenzione si rivolgerà ai rischi per la crescita USA. A sottolinearlo è Paolo Zanghieri, senior economist di Generali Investments.

 

"Gli affitti (reali e imputati) rappresentano sino al 40% dell'inflazione core e sono la radice principale della sua forza attuale. I nuovi affitti di ottobre hanno registrato un calo dopo due anni di crescita ininterrotta. Considerando il modo in cui è calcolato l’Indice dei Prezzi alla Consumo (CPI in inglese), il ritmo più lento della crescita degli affitti si manifesterà in modo significativo all'inizio del 2023. Anche l'inflazione dei prezzi alla produzione è diminuita per il quarto mese consecutivo, scendendo significativamente di 0,5 punti percentuali all'8,0% su base annua. Ciò è il riflesso del graduale allentamento dei colli di bottiglia nelle catene di approvvigionamento globali", spiega l'economista.

 

Con qualche rassicurazione sul lato dell'inflazione, l'attenzione si rivolgerà sempre più ai rischi per la crescita: la differenza tra il Treasury a 10 e 2 anni è diventata nettamente negativa, raggiungendo mercoledì il valore di -68 punti base, un livello visto l'ultima volta solo prima del crollo delle dot com nel 2000. L'aumento dei tassi di interesse e l'indebolimento della domanda globale stanno danneggiando soprattutto il settore manifatturiero: la prossima settimana i dati sugli ordini durevoli potrebbero segnalare un ulteriore rallentamento dell'attività, e l'indagine S&P PMI rivelerà probabilmente uno stato d'animo inasprito, indicando forse una contrazione dell'attività manifatturiera nei prossimi mesi.

 

Zanghieri sottolinea che "neppure questo, insieme alle oscillazioni nei mercati finanziari, fermerà  la Fed da ulteriori rialzi, poiché l'inflazione rimane troppo alta. Prevediamo un ulteriore inasprimento di 100 punti base della politica monetaria, tra la riunione di dicembre e quella di marzo", conclude l'esperto.

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