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Outlook 2023, la rivincita del fixed income

1/18/2023

Dopo un anno particolarmente negativo, le obbligazioni dovrebbero tornare a offrire una diversificazione rispetto alle azioni. L’outlook di Capital Group


Tra i mercati globali si sta delineando una nuova realtà. Le recessioni sono inevitabili, ma le difficoltà non dureranno per sempre. E dopo un terribile 2022 il 2023 potrebbe segnare la rivincita del fixed income. Così Matteo Astolfi, head of Client group di Capital Group, nella sua presentazione dell’Outlook 2023 della casa di gestione statunitense. “Le recessioni sono dolorose, questo è indubbio - spiega Astolfi -  ma sono necessarie per ripulire gli eccessi dei periodi di crescita precedenti, in particolare la crescita più o meno ininterrotta di cui hanno goduto gli investitori nell’ultimo decennio. Non si può avere un periodo di crescita così prolungato senza una flessione occasionale che bilanci le cose. È normale. È prevedibile. È utile”. E aggiunge: “L’aspetto importante da ricordare, è che le recessioni gettano le basi per il successivo periodo di crescita. Oggi il mercato azionario riflette una visione più realistica dell’incombere di una recessione. Tuttavia, storicamente, le azioni tendono anche ad anticipare un futuro più roseo, molto prima che questo sia chiaro nei dati economici”.

 

In particolare, le prospettive si presentano particolarmente positive per il mercato obbligazionario. Come ha spiegato Flavio Carpenzano, investment director per il reddito fisso di Capital Group, “le obbligazioni dovrebbero tornare a offrire una diversificazione rispetto alle azioni. Il 2022 passerà alla storia come uno dei periodi peggiori per i rendimenti obbligazionari mai registrati. Le ingenti perdite hanno indotto gli investitori a mettere in discussione il principio, da sempre sostenuto, secondo cui le obbligazioni offrono una relativa sicurezza in caso di flessione delle azioni. Raramente le azioni e le obbligazioni registrano un calo in parallelo nel corso di un anno, e il 2022 è stata l’unica eccezione in un periodo di 45 anni a partire dal 1977. La ragione risiede nel fatto che la Federal Reserve statunitense, e le banche centrali di tutto il mondo, hanno aumentato i tassi di interesse in modo aggressivo per contenere l’elevata inflazione in un momento in cui i tassi erano prossimi allo zero. Nel 2023 le cose dovrebbero cambiare. Il calo dell’inflazione e le preoccupazioni per la crescita potrebbero consentire alla Fed di rallentare. Riteniamo che siamo vicini a quel momento. Non appena la Fed allenterà la propria politica monetaria, le obbligazioni di elevata qualità dovrebbero tornare a offrire una relativa stabilità e un reddito maggiore. I titoli obbligazionari potrebbero offrire un po’ di sollievo dalla volatilità dei mercati azionari, mentre i timori di recessione tornano in primo piano. Intravediamo maggiori opportunità in questo momento in cui le obbligazioni hanno registrato un repricing. Le valutazioni sono interessanti, motivo per cui sto inserendo in maniera selettiva titoli garantiti da mutui e obbligazioni corporate. Anche se i prezzi dovessero scendere ulteriormente, le obbligazioni offrono ora un flusso di reddito molto più solido, che dovrebbe contribuire a compensare eventuali cali dei prezzi”.

 

Per quanto riguarda invece le prospettive per il mercato azionario, secondo Julie Dickson, investment director per l’azionario di Capital Group, è il momento di dare maggiore spazio ai dividendi, che dovrebbero rappresentare una quota maggiore dei rendimenti complessivi. “Nell’ultimo decennio - evidenzia Dickson -  molti investitori hanno dedicato poco tempo ai dividendi. Con le aziende tecnologiche e dei beni di consumo statunitensi che generavano rendimenti a doppia cifra e dominavano la maggior parte del rendimento complessivo del mercato, i dividendi apparivano noiosi. Oggi, tuttavia, la noia è bella. Con il rallentamento della crescita, il costo del capitale sta aumentando e le valutazioni delle società tecnologiche meno redditizie stanno diminuendo. Ci aspettiamo che i dividendi contribuiscano in modo più significativo e stabile ai rendimenti complessivi”.

 

“Se negli anni 2010 i dividendi hanno rappresentato un misero 16% del rendimento totale dell’indice S&P 500, storicamente hanno contribuito in media per il 38” aggiunge ancora Dickson. “Negli anni ’70, caratterizzati dall’inflazione, hanno superato il 70%. Quando si prevede una crescita a cifra singola, i dividendi possono offrire un vantaggio. Possono inoltre fungere da protezione dai ribassi in caso di aumento della volatilità, ma è fondamentale capire la sostenibilità di tali dividendi. Le società che hanno distribuito dividendi costanti e superiori al mercato si trovano, tra gli altri, nei settori finanziario, energetico, dei materiali e sanitario”.

 

Secondo Dickson proprio il settore sanitario potrebbe trainare il prossimo mercato rialzista. “Spesso la nuova leadership di mercato sorge alla fine di una fase ribassista. Con l’impennata del costo del capitale, le società con flussi di cassa solidi e affidabili sono in una posizione favorevole per trainare la prossima ripresa. Prendiamo ad esempio il settore sanitario, che presenta società farmaceutiche innovative ben capitalizzate e con potere di determinazione dei prezzi. Alcuni specifici produttori di farmaci possono utilizzare la redditività a breve termine per finanziare acquisizioni e altre strategie di crescita. Si tratta di una caratteristica particolarmente importante in un periodo in cui l’aumento dei tassi può limitare la capacità delle aziende di fare ricorso al debito per alimentare la propria crescita. Non possiamo dire per certo se il prossimo mercato rialzista sarà trainato dalla sanità. Ma le società meglio gestite di questo settore potrebbero affermarsi come nuovi leader di mercato. I recenti investimenti per la scoperta di farmaci stanno portando a nuovi modi per affrontare problemi importanti quale l’obesità. Si stima che entro il 2030 oltre un miliardo di persone in tutto il mondo soffrirà di obesità, collegata a malattie cardiovascolari, diabete e insufficienza renale. Siamo entrati in un’epoca d’oro per lo sviluppo di farmaci in grado di migliorare notevolmente la qualità della vita delle persone. È un ottimo momento per investire nella sanità. Tuttavia, non tutti i farmaci avranno lo stesso successo, motivo per cui è fondamentale investire in modo selettivo”.

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