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Small cap: le opportunità a livello globale e italiano

2/26/2024 | Marcella Persola

La view sulle small e mid cap globali e italiane di Columbia TI; AcomeA SGR e Intermonte


Piccolo è bello sembra essere il nuovo mantra che potrebbe accompagnare gli investitori di Borsa. 

“Le small cap sono intrinsecamente più rischiose delle large cap, perché le loro dimensioni ridotte si traducono in una liquidità limitata e spesso sono più sensibili al ciclo economico e possono dipendere dai prestiti per finanziare la loro crescita” mette in evidenza Andrew Harvie, Portfolio manager azionario globale di Columbia Threadneedle Investments. Nonostante questi fattori che le rendono più vulnerabili essendo una classe di attivi a beta più elevato, “le small cap tendono a perdere ulteriormente quota durante i periodi di incertezza, ma si risollevano con vigore dalle flessioni e di solito superano il ritmo di ripresa delle large cap” continua l’esperto di Columbia TI.

E se prendiamo il 2022 vediamo come, mentre i timori legati all'inflazione, ai tassi d'interesse e alla guerra attanagliavano i mercati, gli indici MSCI World Small Cap e MSCI World Large Cap hanno segnato flessioni simili. Tuttavia, la ripresa del 2023 è stata molto più pronunciata nella fascia superiore dello spettro delle capitalizzazioni di mercato. Gli investitori spesso si dirigono verso le small cap quando le prospettive di crescita diventano più positive. Tuttavia, dinanzi all'aumento persistente dell'inflazione, all'inasprimento delle politiche monetarie globali e alla possibilità ancora concreta di una recessione, questa classe di attivi è stata messa da parte. Il risultato è che attualmente le small cap scambiano a sconto sia rispetto alle medie storiche che al loro premio storico rispetto alle large cap. L'opportunità valutativa è evidente. La domanda è: come approfittare al meglio di questo sconto?

“La convenienza valutativa non deve essere l'unico motivo per cui investire” mette in chiaro Harvie “riteniamo sia giunto il momento di investire in titoli small cap di qualità, in quanto queste tendono ad avere un indebitamento relativamente contenuto e bilanci solidi e di conseguenza sono meno esposte al rischio di dover rifinanziare il debito a tassi più elevati. Inoltre, tendono ad avere una buona capacità di generazione di cash flow e dovrebbero essere in grado di superare meglio eventuali flessioni nel caso di rallentamento dell'economia. In aggiunta a ciò, il potere di prezzo esercitato da molte di queste aziende conferisce loro resilienza nelle fasi di inflazione. Molte di esse sono altresì destinate a beneficiare delle stesse opportunità strutturali presenti nelle large cap: la crescita dell'intelligenza artificiale, l'innovazione nell'assistenza sanitaria o la gestione di cause ed effetti della crisi climatica, per fare qualche esempio. Le piccole imprese sono spesso gli abilitatori, in quanto forniscono prodotti o servizi "mission critical" integrati nei processi dei loro clienti. È in questa porzione di alta qualità che si trovano alcune delle opportunità più interessanti” conclude Harvie.

“A fronte della concentrazione del mercato large cap in una manciata di titoli, un'allocazione nel segmento small cap offre un'utile diversificazione non solo in termini di capitalizzazione di mercato ma anche a livello regionale e settoriale. L'universo delle small cap globali è ampio e la dispersione notevole in termini di tipologia e qualità delle imprese. All'investitore ben equipaggiato offre l'opportunità di generare rendimenti veramente differenziati” suggerisce il gestore di Columbia TI.

E se vogliamo guardare al mercato domestico come evidenziano Antonio Amendola, senior fund manager, e Simone Benini, Junior Equity & ESG Analyst, AcomeA SGR le small e mid cap italiane non sono da sotto-valutare. “Il 2023 si è chiuso con un rally del mercato che, da inizio novembre, ha contribuito al recupero della performance dei principali indici italiani. Ciononostante, l’andamento degli indici nel 2023 si è dimostrato particolarmente polarizzato: l’indice Small Cap sottoperforma del 25% l’indice FTSEMIB”.

Le performance dei mercati mondiali e l’interesse dei gestori è sempre più polarizzata su pochi e concentrati titoli. Il comparto delle mid e small cap mondiali sta sperimentando una forte sottoperformance per svariati temi di natura macroeconomica come il rialzo dei tassi, le tensioni geopolitiche, le incertezze macroeconomiche.

“Oltre a questi temi comuni a tutto il mondo, il comparto delle mid e small cap italiane risulta essere ulteriormente vessato per una dinamica puramente tecnica dovuta al mix di outflow fuori misura dai fondi PIR e bassi volumi di scambio. In questo contesto non sembra esserci più spazio per i fondamentali e per le multinazionali tascabili che tutto il mondo ci invida. Tuttavia, un investitore paziente e di lungo periodo in questo scenario dovrebbe, con disciplina e rigore nelle analisi, continuare a posizionarsi su titoli con: basso debito, margini in doppia cifra, presenza internazionale, prodotti di nicchia e management di prima categoria” evidenziano gli esperti di AcomeA SGR.

“Aziende di questa tipologia nel nostro listino ce ne sono in abbondanza e troppo spesso si riduce il nostro mercato al FTSE MIB che non è rappresentativo della spina dorsale economica del nostro Paese, essendo composto per la maggior parte da banche, energy e utilities. Crediamo che sia il momento migliore per supportare queste aziende che sempre più spesso ci vengono portate via da player esteri perché il nostro mercato di capitali non le valorizza o preferisce volgere lo sguardo solo alle società più grandi, drenando capitali da chi invece ne avrebbe bisogno per crescere a portare beneficio alla nostra economia” concludono Amendola e Benini.

Al quale si aggiunge anche l’osservazione di Andrea Randone, head of mid small cap research di Intermonte nel suo report mensile evidenzia: “Confermiamo la nostra visione positiva sulle mid/small cap italiane nonostante le tensioni geopolitiche. In vista delle settimane cruciali della stagione dei risultati, riteniamo che nel segmento vi siano diversi titoli con eccellenti prospettive di crescita e valutazioni generalmente interessanti. La nostra preferenza va in particolare a quei titoli con elevata visibilità sulle stime e modelli di business resilienti, come le società che supportano la trasformazione digitale, le utilities, alcuni industriali legati a piani di investimento a lungo termine e i consumers con un buon posizionamento e pricing power. Il quadro della liquidità resta un aspetto negativo, che penalizza soprattutto le small cap, ma stiamo riscontrando un interesse crescente, anche da parte degli investitori internazionali, che lascia sperare in un'inversione di tendenza”.

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