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Dwane (AllianzGI): "Tassi bassi ancora per lungo tempo"

9/14/2018

Piuttosto che una politica monetaria restrittiva, le banche centrali dovrebbero considerare un'inflazione al 2% per diversi anni che avrebbe gli stessi effetti per ridurre indebitamento e consumi


I tassi resteranno su livelli bassi ancora per lungo tempo perché le banche centrali sanno benissimo che una politica monetaria potrebbe avere conseguenze serie sui mercati finanziari. Ne è sicuro Neil Dwane (nella foto), global strategist di AllianzGI che è intervenuto alla conferenza con la stampa specializzata in occasione dell'Investment Forum organizzato il 12 e 13 settembre a Londra. Per Dwane un'alternativa al rialzo dei tassi per contenere consumi e l'eccessivo indebitamento (che ha toccato il record quest'anno, nonostante il costo del denaro sia aumentano negli USA) è quella di mantenere l'inflazione al 2 % per una decina di anni, che comporterebbe una riduzione del potere d'acquisto del 35%.

Parlando dell'Eurozona, Dwane ha spiegato inoltre che un tasso di inflazione prolungata al 2% sarebbe una politica senza dubbio accettata in gran parte dei paesi, specialmente nel Sud Europa, rispetto alle politiche di austerità "che piacciono solo in Germania ma sono invise in quasi tutti gli altri paesi europei". "Tuttavia, il dato ufficiale dell'inflazione non dice tutto e non considera il differente andamento dei prezzi nelle aree di un paese. Ecco perché credo che il livello di inflazione sia sottostimato. Basti considerare l'andamento dei prezzi dei servizi, come quelli per l'educazione dei figli, nelle grandi città come Londra, Parigi e Milano" prosegue Dwane.

Durante il suo intervento Dwane ha ricordato che la globalizzazione così come l'abbiamo vissuta negli ultimi 25 anni è in declino e il ciclo politico sta vedendo negli USA e in Europa l'affermazioni di movimenti populisti e che una delle principali sfide per l'industria del wealth management è quella dell'ineguaglianza tra benessere e reddito nelle economie avanzate. Tra i principali rischi esogeni ai mercati, Dwane ha posto Brexit, il governo M5S-Lega in Italia, la politica dei dazi di Trump e il rischio di un conflitto nel Medio Oriente.

Parlando della Brexit, l'economista Ann-Katrin Petersen ha sottolineato che un eventuale divorzio colpirebbe soprattutto i settori (come l'automotive) che hanno costruito negli anni filiere di fornitori con gli altri paesi europei che difficilmente potrebbero essere rimpiazzate nel giro di pochi mesi. L'impatto maggiore di una "hard Brexit", tuttavia, sarebbe sull'economia reale, perché il mercato azionario britannico in verità è composto soprattutto multinazionali e società globali che rappresentano circa il 60% della capitalizzazione della Borsa di Londra. Secondo gli esperti dell'asset manager tedesco, infine, lo scenario migliore per il recupero della sterlina è quello di un governo tories (May) e di una soft Brexit. Il peggiore quello di una hard Brexit e di una la salita al potere di Corbyn (labour).

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