Tempo di lettura: 4min

Risparmio gestito, la fotografia di Banca d’Italia

5/5/2023 | Daniele Riosa

Nel corso del 2022 i fondi italiani hanno diminuito la durata finanziaria media del portafoglio obbligazionario (da 5,8 a 4,7 anni), che risulta più bassa di quella media dei fondi europei (6,4 anni), mostrando pertanto una più contenuta esposizione al rischio di tasso di interesse


“La raccolta netta dei fondi comuni aperti italiani è risultata positiva nel quarto trimestre del 2022 (1,7 miliardi), per diventare negativa nel primo trimestre del 2023 (per 1,5 miliardi)”. Lo si legge nell’ultimo rapporto sulla stabilità finanziaria pubblicato da Banca d' Italia nella parte dedicata al risparmio gestito.

Nel complesso del periodo “la raccolta è stata marginalmente positiva (200 milioni), riflettendo afflussi verso i fondi azionari e obbligazionari (rispettivamente per 6,8 e 2 miliardi) e deflussi da quelli flessibili e bilanciati (rispettivamente per 6,3 e 1,6 miliardi). Nel quarto trimestre del 2022 i fondi che rispettano criteri di sostenibilità sotto i profili ambientale, sociale e di governo societario (environmental, social and governance, ESG) hanno continuato a registrare una raccolta netta positiva (5,2 miliardi). Tra settembre e febbraio il grado di liquidità è diminuito, passando dall’8,3 al 4,9 per cento”.

“Questa contrazione - proseguono gli esperti di Palazzo Koch - è riconducibile al rialzo dei tassi di interesse e all’aumento dell’inflazione, che costituiscono un incentivo a ridurre le disponibilità liquide. Non vi sono state variazioni di rilievo nelle linee di credito disponibili e nell’indebitamento. Tra agosto e gennaio la quota di fondi italiani vulnerabili a richieste di rimborso particolarmente elevate è rimasta invariata, mentre la percentuale dei fondi vulnerabili al rischio di liquidità generato dalle variazioni dei margini di garanzia è scesa (dal 3,6 al 2,3 per cento), principalmente per effetto della riduzione dell’esposizione in derivati. Nel corso del 2022 i fondi italiani hanno diminuito la durata finanziaria media del portafoglio obbligazionario (da 5,8 a 4,7 anni), che risulta più bassa di quella media dei fondi europei (6,4 anni), mostrando pertanto una più contenuta esposizione al rischio di tasso di interesse; hanno inoltre ridotto la loro esposizione verso i titoli di Stato domestici (per 1,7 miliardi) e acquistato titoli sovrani stranieri (6 miliardi). È scesa l’esposizione nei confronti di obbligazioni societarie high yield; è salita la quota di titoli societari caratterizzati da rating BBB mentre quella degli altri titoli investment grade superiori a BBB è rimasta stabile”.  

“I titoli emessi dal settore bancario - rilevano gli economisti - rappresentavano alla fine dello scorso anno il 9 per cento circa del totale degli attivi dei fondi italiani. L’esposizione risultava prevalentemente concentrata verso banche italiane e dell’area dell’euro; le quote di titoli emessi da banche domiciliate negli Stati Uniti e in Svizzera erano invece molto contenute (3 e 1,2 per cento). Il patrimonio dei fondi di investimento alternativi mobiliari (FIA) ha continuato a crescere a ritmi sostenuti (11 per cento nel 2022), spinto dagli intermediari che investono nel capitale di rischio delle imprese (private equity) e da quelli specializzati nell’erogazione diretta di finanziamenti o nell’acquisto di crediti originati da altri intermediari”. 

Il patrimonio dei piani individuali di risparmio (PIR) alternativi “si è invece ridotto (da 1,7 a 1,4 miliardi nel 2022), per effetto della dinamica negativa dei prezzi delle attività finanziarie, a fronte di una raccolta netta positiva di circa 250 milioni. I rischi per la stabilità finanziaria derivanti dall’attività dei FIA, che alla fine del 2022 rappresentavano il 10 per cento del patrimonio netto complessivo dei fondi gestiti da gruppi italiani, sono limitati. La leva (102 per cento del patrimonio netto) è inferiore alla media europea (139 per cento nel 2020). I fondi di private equity ricorrono di frequente, attraverso l’indebitamento delle società controllate, alla leva indiretta; a dicembre dello scorso anno quest’ultima ammontava a circa il 60 per cento del loro patrimonio netto. I rischi di liquidità a breve termine per i fondi alternativi rimangono contenuti e attenuati dalla normativa italiana, che impone ai fondi che investono una quota superiore al 20 per cento del proprio patrimonio in attività illiquide di costituirsi in forma chiusa”.

Passando al patrimonio dei fondi immobiliari degli italiani, nel 2022 “è aumentato del 7,1 per cento, arrivando a 114 miliardi. Gli investitori nei fondi istituiti nel 2022 sono principalmente operatori dell’area dell’euro. Circa la metà dei nuovi investimenti è avvenuta nella provincia di Milano. Nell’anno i fondi immobiliari hanno beneficiato di una rivalutazione netta del portafoglio, grazie alla dinamica favorevole dei prezzi degli attivi detenuti. Il rischio che alla scadenza le valutazioni del portafoglio immobiliare contabilizzate nei rendiconti dei fondi divergano in modo significativo dai valori di mercato rimane ridotto. La leva finanziaria è su livelli storicamente bassi”.

“I rischi per la stabilità finanziaria - concludono gli analisti di Banca d’Italia - restano complessivamente limitati, nonostante il peggioramento delle condizioni macroeconomiche”.

Condividi

Seguici sui social

Advisor è la prima piattaforma interamente dedicata alla consulenza patrimoniale e al risparmio gestito con oltre 38.000 professionisti già iscritti


Accedi a funzionalità esclusive e migliora la tua esperienza di navigazione


  • Leggi articoli esclusivi
  • Salva le tue news preferite
  • Partecipa ad eventi esclusivi
  • Sfoglia i magazine in anteprima

Iscriviti oggi!

Hai già un profilo? Accedi qui

Cerchi qualcosa in particolare?