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Goldman Sachs: non tutti i QE sono uguali

1/22/2015 | Massimo Morici

La Bce è l'ultima delle grandi banche centrali a intraprendere un programma di acquisti di titoli di Stato per immettere liquidità sui mercati. Ecco gli effetti sulle asset class


La Bce è l'ultima delle grandi banche centrali a intraprendere un QE sovrano. Al di là dell'annuncio, atteso oggi pomeriggio alle 14,30 durante la conferenza stampa del presidente dell’Eurotower Mario Draghi (nella foto), una questione di maggiore complessità sarà come considerare l'allentamento monetario della Bce e il suo impatto sulle asset class e l'economia. Francoforte, infatti, non può stampare moneta nuova e la soluzione (già usata ampiamente in passato dalla Fed come dalla banca centrale giapponese) è quella di comprare massicce dosi di titoli di stato. Tuttavia, i precedenti interventi di questo genere negli Stati Uniti, Regno Unito e Giappone avevano diversi contesti e obiettivi, fanno notare in un recente commento gli analisti di Goldman Sachs. Queste differenze, spiegano, sono rilevanti per le reazioni dei mercati al QE.


Considerando gli scenari su scala globale e locale, il programma di acquisti di titoli di Stato che l'Eurotower si appresta a lanciare (si parla di cifre tra i 500 e i 750 miliardi di euro) è diverso e non solo a causa della mancanza di unità politica dell'area euro. I tassi nominali e i rendimenti, fanno notare gli analisti della banca d'affari americana, sono già molto più bassi rispetto agli Stati Uniti prima dei suoi programmi di QE. E i tassi reali sono molto più bassi rispetto a quelli del Giappone prima che iniziasse il passaggio al QE. Inoltre, proseguono gli analisti di Goldman Sachs, la Bce si trova ad agire in un contesto con aspettative di mercato sull’inflazione decisamente diminuite in tutto il mondo e rafforzate dal calo del prezzo del petrolio. 

E il contesto è importante per l'impatto sulle diverse asset class. "Il QE della Bce - si legge nel report - può ovviamente fornire un maggiore supporto se è in grado, da un lato, di restringere gli spread del credito sovrano nei paesi periferici e, dall’altro, di convincere il mercato ad aumentare le aspettative di inflazione più a lungo termine. Il compito è più facile sui mercati valutari che sui tassi di interesse, perché la Bce ha solo bisogno di convincere il mercato che sta alzando le aspettative di inflazione su base relativa. Per i mercati azionari, è probabile che la chiave sia una combinazione di espansione di successo e una conseguente ripresa dell'attività nell'area euro. Il calo dei prezzi del petrolio dovrebbero essere utile su questo fronte".

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