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Banche: a un anno dalle turbolenze

3/8/2024 | Marcella Persola

Se si considera l'anno trascorso dal crollo della Silicon Valley Bank e dall'acquisizione del Credit Suisse, il settore bancario europeo sembra in buona forma per il resto del 2024, ma...


E’ passato all’incirca un anno dalle turbolenze che vanno invaso il settore bancario, prima nella Silicon Valley e che poi hanno investito anche il mercato europeo portando poi all’acquisto da parte di UBS della rivale Credit Suisse (operazione annunciata a marzo del 2023 e definita legalmente a giugno).

“Se si considera l'anno trascorso dal crollo della Silicon Valley Bank e dall'acquisizione del Credit Suisse, il settore bancario europeo ne è uscito indenne e sembra in buona forma per il resto del 2024” afferma Marco Troiano, head of financial institutions ratings di Scope Ratings, agenzia di ratings europea, che analizza il comparto europeo ad un anno dalle turbolenze che avevano investito il settore nel marzo 2023.

“Abbiamo sempre ritenuto che i timori espressi un anno fa fossero esagerati e che i temi settoriali di più lungo periodo avrebbero ripreso il loro posto in cima alla narrazione settoriale. La volatilità del mercato si è calmata in tempi relativamente brevi e le finestre di finanziamento hanno riaperto dopo una breve chiusura, compresa la classe di attività AT1 che aveva suscitato qualche preoccupazione dopo la svalutazione degli strumenti ibridi” spiega Troiano.

Tuttavia, gli episodi di un anno fa possono aiutare a capire che la liquidità bancaria si può evaporare rapidamente quando la fiducia diminuisce.

“Le banche europee hanno mantenuto - e continuano a mantenere - riserve di capitale nettamente superiori ai requisiti normativi. L'anno scorso diverse autorità di regolamentazione nazionali europee hanno aumentato le riserve di capitale anticicliche o introdotto nuove riserve per il rischio sistemico relative a segmenti specifici dei portafogli di prestiti, ma le banche europee affrontano i requisiti più elevati da una posizione solida” rimarca l'esperto.

In generale la maggior parte delle banche ha un capitale superiore ai propri obiettivi di gestione e si è impegnata a restituire il capitale in eccesso attraverso il pagamento di dividendi elevati e l'acquisto di azioni proprie. “A nostro avviso, ciò riflette la mancanza di opportunità di crescita redditizia in un mercato maturo e fortemente regolamentato” continua Troiano.

L'aumento dei tassi d'interesse per l'esperto di Scope Ratings ha avuto un impatto positivo sulle linee di fondo delle banche, spingendo al rialzo la redditività e i rendimenti del capitale proprio nel 2023, grazie all'aumento dei margini d'interesse netti. 

“Il nostro campione di banche spagnole (BBVA, Santander, Caixabank, Sabadell) ha registrato un ROE medio del 13% nel 2023, superiore alla media 2018-2022. Il nostro campione di banche italiane (ISP, UCG, BPM, BMPS, BPER, Mediobanca, Credem, BPSondrio) ha registrato un ROE medio del 14,6% nel 2023, quasi il doppio rispetto all'anno precedente. Tuttavia, non tutte le banche ne hanno beneficiato nella stessa misura. I margini delle banche francesi sono diminuiti, almeno temporaneamente. Ciò riflette il più rapido riprezzamento dei risparmi regolamentati e le limitazioni al riprezzamento dei mutui previste dalla legge francese sull'usura” prosegue Traiano che guardando al futuro sottolinea. “Ci aspettiamo che i costi complessivi delle banche aumentino quest'anno. Se da un lato i risultati di alcuni programmi di riduzione dei costi hanno iniziato a cristallizzarsi, dall'altro alcuni istituti hanno approfittato della migliore redditività per finanziare investimenti in aree come l'IT. Nel complesso, la crescita dei costi supererà quella dei ricavi nel 2024 e nel 2025, determinando un lieve deterioramento degli indici di redditività e di efficienza, anche se da livelli molto elevati”.

Da tenere monitorato secondo l'esperto è anche la concorrenza dei depositi. 

“L'aumento dei tassi ha già indotto alcuni clienti a passare dai depositi a vista ai più costosi depositi a termine, con conseguente riduzione dei margini di interesse e calo della redditività. Prevediamo che la pressione sui margini d'interesse netti diventerà più evidente nella seconda metà di quest'anno, con l'affievolirsi degli effetti base e con l'ulteriore prosciugamento della liquidità in eccesso del sistema da parte dell'inasprimento quantitativo. Prevediamo che il margine di interesse netto mediano si contrarrà dall'1,71% nel 2023 all'1,63% nel 2024 e all'1,52% nel 2025, anche se vale la pena notare che il dato del 2024 è superiore all'1,3% del 2022” afferma Troiano che conclude “Secondo il nostro scenario di base, la crescita dei ricavi diventerà marginalmente negativa nel 2024, nonostante la crescita dei proventi non da interessi possa essere compensata. Le stesse condizioni di mercato vedranno anche una moderata e graduale ripresa del deterioramento della qualità degli attivi, sebbene i timori di una ripetizione del rapido accumulo di NPL successivo alla crisi finanziaria globale siano fuori luogo. Ci aspettiamo che le banche aumentino gli accantonamenti per perdite su crediti, ma questi saranno assorbiti dalla redditività operativa”.

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