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Conti correnti, dove sono localizzati i 1.151 miliardi di liquidità degli italiani

4/15/2024 | Daniele Barzaghi

In Lombardia il 20% delle masse dormienti, il doppio di Lazio e Veneto. Calo annuale da 43,5 miliardi (-3,6%) generato da inflazione e aumento dei prezzi


A inizio anno c’erano 1.151,1 miliardi di euro nei conti correnti delle famiglie italiane; con un calo annuale da 43,5 miliardi (-3,6%) generato da inflazione e aumento dei prezzi, come segnala il principale sindacato dei bancari italiani, la FABI.

In Lombardia, dove risiede un sesto degli italiani, è conservato un quinto della liquidità degli italiani (il 20,4%), pari 234,4 miliardi di euro. Un dato doppio delle altre due regioni sul podio: il Lazio (120,9 miliardi, il 10,5%) e il Veneto (105,4 miliardi, il 9,2%).

La classifica offerta dalla struttura guidata da Lando Maria Sileoni (in foto) prosegue poi con: 97,7 miliardi in Emilia Romagna (8,5%), 90,1 miliardi in Piemonte (7,8%), 87,7 miliardi in Campania (7,6%), 72,9 miliardi in Toscana (6,3%), 60,4 miliardi in Puglia (5,3%), 58,1 miliardi in Sicilia (5,1%), 32,1 miliardi in Liguria (2,8%), 30,3 miliardi nelle Marche (2,6%), 28,7 miliardi in Trentino Alto Adige (2,5%), 26,1 miliardi in Friuli Venezia Giulia (2,3%), 25,6 miliardi in Calabria (2,2%), 23,1 miliardi in Abruzzo (2,0%), 22,7 miliardi in Sardegna (2,0%), 14,3 miliardi in Umbria (1,3%).

Sotto quota 1%, come evidenziato dalla Federazione Autonoma Bancari Italiani, nel terzetto di coda, si trovano la Basilicata con 10,8 miliardi (0,9%), il Molise con 6,1 miliardi (0,5%) e la Valle d’Aosta con 2,7 miliardi (0,2%); che però sono anche le regioni con minor popolazione in assoluto.

Lo squilibrio tra la quota di liquidità dei correntisti e la percentuale della popolazione residente è evidente al Sud: in Campania (7,6% di riserve contro il 9,5% della popolazione residente), in Puglia (5,3% contro 6,6%), in Sicilia (5,1% contro 8,2%), in Calabria (2,2% contro 3,1%), in Abruzzo (2,0% contro 2,2%), Sardegna (2,0% contro 2,7%) e in Umbria (1,3% contro 1,5%).

Dove invece lo squilibrio positivo è maggiormente accentuato è ancora una volta il Lombardia: a fronte del 16,9% della quota di residenti, la liquidità corrisponde al 20,4%. Nel Lazio, dove il divario è meno accentuato, il 10,5% della liquidità si raffonta con il 9,7% della popolazione, mentre il Veneto la distanza è di un punto esatto, 9,2% contro 8,2%. 

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