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Orcel racconta il futuro di UniCredit, tra fusioni, rapporto con Azimut e abbattimento dei "silos"

2/6/2024 | Daniele Barzaghi

La banca ha ufficializzato ieri 8,6 miliardi di euro di profitti annui e il titolo è volato: +8%.


“Abbiamo ridato fiducia e voglia di rivincita ai dipendenti dopo anni difficili”. Comincia dal richiamo ai dipendenti di UniCredit l’intervista con cui oggi l’a.d. Andrea Orcel (in foto), dalle pagine del Corriere della sera, sottolinea gli 8,6 miliardi di euro di profitti ufficializzati ieri dalla banca. Con titolo borsistico volato ieri del +8%.

“Abbiamo semplificato la catena, dopo che prima si era centralizzato troppo” ha proseguito. E il pensiero, almeno nel mondo del private banking va subito alla sua scelta di scorporare la vecchia divisione voluta da Stefano Vecchi, con una riorganizzazione legata alle divisioni territoriali e regionali e una direzione di argomento, legata ai servizi specifici, affidata a Renato Miraglia. “UniCredit era organizzata a silos, ciascuno con un proprio budget, iniziative non comuni e decisioni centralizzate. Ora le decisioni sono prese ai singoli livelli, ma la visione, la strategia e il piano sono di gruppo”. 

Le uscite (da 82.000 a 71mila dipendenti, ndr) sono avvenute nelle strutture centrali, gli ingressi (9.000 persone, ndr) nelle filiali, nella ricostruzione delle fabbriche (di cui fa parte anche l’avvicinamento ad Azimut, ndr) e sul digitale. (…) Erano più di 10 anni che non assumevamo giovani, mancavano due generazioni”.

E cita proprio la partnership con il gruppo fondato da Pietro Giuliani: “Azimut per noi è la partnership ideale: è una rete di promotori di successo e una fabbrica di asset management. Per la parte di asset non legata ad Amundi - circa il 25% - abbiamo stretto un accordo per costruire una fabbrica per alcuni prodotti. Ora abbiamo anche protezione, consulenza e capital market, a misura per il nostro network”.

Su eventuali fusioni o acquisizioni ha risposto più specificatamente nell’intervista pubblicata oggi da MF: “Abbiamo promesso che avremmo deciso dopo il primo trimestre e così sarà. Ma in generale l’obiettivo resta creare valore per gli azionisti. Se l’M&A aggiungerà valore lo faremo; altrimenti distribuiremo ancora l’eccesso agli azionisti. (…) Il benchmark è la valutazione di UniCredit: al termine di qualsiasi operazione la banca dovrà scambiare agli stessi multipli. Solo così potremo dire ai soci che compriamo qualcosa che crea altrettanto valore per loro”.

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