L'Italia è molto rilevante nei piani globali di UBS, secondo quanto dichiarato al Sole 24 Ore dall'a.d. Sergio Ermotti (in foto).

“Qui abbiamo una presenza radicata, da tempo, con circa 57 miliardi di asset in gestione, e c'è molta ricchezza. Portiamo il nostro modello di banca globale ma specializzata su segmenti di gestione patrimoniali, per essere complementari o alternativi alle altre banche del Paese” ha affermato citando i circa 30 miliardi gestioni dalla divisione di asset management e i circa 27 del private banking, ora che sono state inglobale nel computo anche le masse di Credit Suisse.

E proprio riguardo all'acquisizione: “Abbiamo smarcato la fase uno, con la restituzione anticipata delle garanze, il recupero delle masse, con il rientro di 77 miliardi di euro da nuova clientela, e il taglio di quattro miliardi di costi sui 13 programmati. Tutto ciò fa ben sperare. Ora è partita la fase due, che vede entro giugno la fusione delle società operative in 50 Paesi. È il presupposto per realizzare il resto della riduzione dei costi. Poi nell'ultimo trimestre 2024, partirà la migrazione dei clienti Credit Suisse verso le piattaforme informatiche UBS. A fine 2026 ci aspettiamo di raggiungere la redditività che Ubs aveva prima dell'integrazione”. 

Su eventuali fusioni bancarie italiane ha evidenziato le capacità di consolidamento delle società “ma sarebbe positivo pensare di creare campioni internazionali basati in Europa. Servono banche capaci di essere campioni globali. (…) Oggi ci sono soggetti con il respiro e la capacità per crescere con operazioni cross-border. Anche perchè farlo organicamente è praticamente impossibile".