Tempo di lettura: 2min

La consulenza? Non è questione di costo e complessità

8/12/2014 | Redazione Advisor

Assoreti scende in campo in difesa del servizio di consulenza e, nella risposta inviata all'Esma per la consultazione pubblica avviata in tema MiFID II e MiFIR, dice no ad un servizio che valuta l'idoneità di un prodotto sulla base di...


Assoreti scende in campo in difesa del servizio di consulenza e nella risposta inviata all'Esma per la consultazione pubblica avviata in tema MiFID II e MiFIR, conclusasi lo scorso 1° agosto, dice no ad un servizio che valuta l'idoneità di un prodotto sulla base della sua complessità e del suo costo. In particolare, tra i vari punti affrontati dall'associazione guidata da Matteo Colafrancesco, nel documento inviato all'autorità europea, spicca la risposta al quesito 86 sul tema "technical advice". 

 

A riguardo Assoreti invita l'Esma a modificare l'interpretazione del concetto di "technical advice" che così come scritto nel documento di consultazione rischia di rendere la valutazione del costo e/o della complessità del prodotto una parte essenziale della valutazione di idoneità dell'investimento, creando una forte distorsione al servizio stesso: ovvero, il consulente, interpretando quanto scritto nel Paper dell'Esma, dovrebbe raccomandare lo strumento più adatto al cliente semplicemente identificando il meno complesso e il meno oneroso. 

 

Per questo Assoreti invita l'Esma a non imporre troppe condizioni e limiti all'attività di consulenza dal momento che per ogni singola raccomandazione entrano in gioco numerose variabili e non è possibile a priori individuare i fattori da considerare per stabilire cosa è adeguato e cosa no per un cliente. Insomma ben vengano le linee guida ma non le regole stringenti che potrebbero portare a distorsioni del servizio di consulenza finanziaria. Come avviene, appunto, nel caso del documento in questione.

 

La "technical advice" così come definita dell'Esma, conclude Assoreti, va oltre la Mifid 2 imponendo l'obbligo di raccomandare il "prodotto più adatto" e imponendo l'obbligo, nel caso in cui due prodotti diversi risultano adatti, di raccomandare il prodotto meno complesso o con costi inferiori, una disposizione, quest'ultima, chiaramente arbitraria. Una strada che rischia di portare ad un appiattimento dei costi compromettendo la libera concorrenza del mercato e provocando una diminuzione della qualità del servizio fornito all'investitore finale. 

Condividi

Seguici sui social

Advisor è la prima piattaforma interamente dedicata alla consulenza patrimoniale e al risparmio gestito con oltre 38.000 professionisti già iscritti


Accedi a funzionalità esclusive e migliora la tua esperienza di navigazione


  • Leggi articoli esclusivi
  • Salva le tue news preferite
  • Partecipa ad eventi esclusivi
  • Sfoglia i magazine in anteprima

Iscriviti oggi!

Hai già un profilo? Accedi qui

Cerchi qualcosa in particolare?