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Il brusco risveglio di PIMCO: ecco come sarà la prossima recessione

6/21/2018

I mercati non sembrano scontare ancora questo rischio. Scott Mather e Geraldine Sundstrom, rispettivamente CIO e portfolio manager, hanno presentato a Milano l'ultimo Secular Outlook


"Dieci anni dopo la crisi finanziaria, l'economia e i mercati finanziari globali potrebbero trovarsi agli albori di una nuova era potenzialmente portatrice di cambiamenti talmente radicali da far apparire il prossimo decennio profondamente diverso dal precedente". Così inizia l'ultimo "Secular Outlook" di PIMCO, che dà una visione di medio - lungo periodo per i prossimi 3 - 5 anni, presentato nei giorni scorsi a Milano da Scott Mather e Geraldine Sundstrom, rispettivamente CIO e portfolio manager della casa di investimento californiana. Partiamo subito dal titolo dell'outlook: "Rude Awakenings" (Bruschi risvegli, in italiano). È, forse, l'ultimo capitolo di una saga iniziata nel 2009, con "New Normal", outlook di 9 anni fa che prevedeva un periodo di crescita bassa, develeraging e buoni rendimenti degli asset finanziari, proseguita pi con "New Neutral" (2014), "Insicure Stability" (2016), "Pivot Points" (2017). Nel 2006 PIMCO scriveva un outlook dal titolo "Stable Disequilibrium", parlando della crescita gonfiata dalla politica monetaria della Fed negli anni precedenti che avrebbe potuto subire un aggiustamento improvviso, due anni prima la crisi che portò al crac di Lehman.

Ma torniamo ai giorni d'oggi. Mather ricorda che, nonostante il titolo "non tutto è male sui mercati". "Lo scenario globale post crisi è stato caratterizzato da repressione finanziaria, politiche fiscali restrittive, una debole crescita di produttività e dei salari, da un'inflazione modesta, da flussi commerciali e di capitale privi di restrizioni e da bassa volatilità, contestualmente a un livello di debito complessivo che ha continuato ad aumentare. Nel nostro orizzonte di lungo periodo prevediamo l'emergere di un quadro macroeconomico radicalmente diverso, nel bene o nel male. Importanti cambiamenti sono già in corso: il mix di politica monetaria e fiscale sta mutando, con una svolta in senso restrittivo della prima e in senso espansivo della seconda; il dibattito sulla regolamentazione si sta spostando dal settore finanziario a quello tecnologico; e il nazionalismo e il protezionismo economico sono in ascesa" spiega Mather.

Secondo gli esperti di PIMCO ormai il consensus tra economisti e strategist stima una recessione negli USA entro i prossimi 3 - 5 anni, con inevitabile ricadute sul resto del mondo, anche se i mercati non sembrano scontare ancora questo rischio. E la prossima recessione porterà probabilmente a una reazione populistica "ancora più estrema di quella osservata finora" si legge nell'outlook. Ciò potrebbe tradursi in una "ridistribuzione radicale del reddito e della ricchezza, protezionismo più aggressivo, nazionalizzazione di imprese o di settori chiave o attacchi all'indipendenza delle banche centrali". Ma come sarà la prossima recessione? "Secondo noi sarà meno profonda del 2008 ma più lunga (a forma di wok, anziché di V, si legge nell'outlook, ndr). Sarà meno profonda perché al momento non riscorgono eccessi sul fronte dei consumi e degli investimenti e il settore finanziario appare più stabile. Più lunga, perché i tassi bassi e i bilanci rigonfi delle banche centrali limitano i margini di manovra per contrastare la recessione" prosegue Mather.

Eviteremo un nuovo 2008, ma ciò non significa però che il prossimo ciclo negativo non possa comportare rischi maggiori rispetto alle normali recessioni registrate dal dopoguerra a oggi. "Le aspettative d'inflazione sono molto basse in partenza quasi ovunque, la debolezza strutturale dell'Eurozona potrebbe venire alla luce, e una recessione accrescerebbe il rischio di un populismo mirato alla redistribuzione della ricchezza e alla confisca" si legge nel Secular Outlook di PIMCO. Un'altra causa di brusco risveglio potrebbe giungere dallo scenario geopolitico, con una guerra commerciale tra una potenza in ascesa (la Cina) e una potenza dominante (gli Stati Uniti d'America.

Quali sono le implicazioni sugli investimenti di un simile scenario? Per quest'anno la casa di investimento si attende ritorni positivi dall'azionario statunitense attorno al 7 - 8%, anche perché circa un terzo delle società dell'S&P 500 hanno cash che possono utilizzare per buyback. "Siamo underweight invece sull'azionario Europa, che è una zona più debole e dove le società hanno meno cash; la crescita non è entusiasmante e permane il rischio politico" prosegue Sundstrom. "Sul medio-lungo periodo, quando arriva la recessione, si tende a ridurre la duration, mentre le asset più colpite sono quelle rischiose, a partire dall'azionario. Sarà più difficile trovare però safe haven, soprattutto nell'Eurozona, perché i tassi sono bassi un po' ovunque: ecco perché è necessario essere flessibili e investire con ottica globale. Gli investitori dell'Eurozona però hanno un ostacolo in più perché devono trovare coperture in euro" prosegue Sundstrom. 

"Nell'Eurozona notiamo un processo di normalizzazione degli spread, che tenderanno ancora ad allargarsi anche se non torneremo ai picchi visti nel 2011". Parlando dei titoli italiani, Mather ha detto che "i tassi sono già saliti, provocando un allargamento dello spread di oltre 100 punti base sui Bund, che è un incremento sostanziale. Potrebbero salire ancora di più e pensiamo che questo potrebbe essere il trend ma non come nel 2011". Quanto al dollaro, Mather ricorda che "l'attuale politica monetaria e la crescita degli Usa favoriscono nel breve termine il biglietto verde anche se il dificit costituisce un elemento di debolezza. E l'andamento futuro dipenderà molto dal conflitto tra questi due fattori. Ci sarà un aggiustamento, quindi, ma non vedo trend drammatici al ribasso per la divisa americana".

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