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Ciò che lega Kahneman e Markowitz

4/2/2024 | Giuseppe G. Santorsola

I due economisti, premi Nobel dell'Economia, sembrano antitetici nelle premesse dell’impostazione dei propri studi. Sotto un’altra luce, invece...


In meno di un anno sono deceduti Harry Markowitz (M) e Daniel Kahneman (K), premi Nobel dell’Economia che, con approcci diversi fra loro, hanno rivoluzionato i criteri scientifici di studio ed analisi dell’attività di intermediazione nei mercati finanziari. 

Markowitz (nella foto a destra) è il fondatore della moderna finanza matematica, con la quale, negli anni 1950, introdusse e formalizzò l’approccio media-varianza nella teoria delle decisioni in condizioni di incertezza nelle scelte di portafoglio. Utilizzò sofisticati, e all’epoca nuovissimi, strumenti per la risoluzione di problemi di ottimizzazione vincolati. Ha posto basi microeconomiche del comportamento razionale, sulle quali è stata edificata una teoria degli equilibri sui mercati dei capitali

Kahneman (nella foto a sinistra), uno psicologo, ha individuato le basi della teoria della finanza comportamentale. Ha approfondito gli aspetti della psicologia cognitiva applicandola all’ambito decisionale economico. Ha contraddetto il principio di razionalità e di massimizzazione dell’utilità su cui si fonda l’economia classica, dimostrando come gli individui adottino spesso comportamenti non razionali. Attraverso la sua metodologia, ha cercato una misurazione della felicità oggettiva. Ha integrato i risultati della ricerca psicologica nella scienza economica, specialmente in merito al giudizio umano e alle decisioni in condizioni d'incertezza.

Esposti in questa modalità i due economisti sembra antitetici nelle premesse dell’impostazione dei propri studi. Sotto un’altra luce, il primo fornisce gli strumenti matematici le cui variabili e i relativi fattori delle loro relazioni sono determinati dalle diversità delle razionalità utilizzate per le decisioni. Kahneman non tocca le formule quanto i coefficienti evidenziando quanto i portafogli ideali (o meglio, preferiti) siano diversi fra loro perché gli attori del mercato non si assomigliano fra loro e reagiscono agli eventi in modi diversi. 

Una differenza significativa si può individuare ricorrendo (in italiano) al concetto di “errore”, espresso (in inglese) con i termini “error” e “mistake”. Il primo (utilizzato da Markowitz e dai suoi allievi) comporta la ricerca di una deviazione dal comportamento ideale per cercare maggiori rendimenti correlati all’accettazione del rischio. Si esce dalla “pista” ideale per battere il mercato accettando i rischi di perdere l’andamento lineare per avvantaggiarsi. Kahneman approfondisce invece i mistakes che analisti e investitori compiono perché prescelgono comportamenti suggeriti dalla propria interpretazione degli scenari, dei dati e delle informazioni. Gli effetti sul mercato sono “algebrici” combinando l’impatto che deriva dalla sommatoria delle irrazionalità alla base delle scelte.

Se Markowitz avesse pienamente colto l’essenza dei mercati, i razionali vincerebbero quasi sempre gestendo gli errors ed evitando i mistakes. Se Kahneman avesse individuato la reale ragione delle scelte, gli errors sarebbero in prevalenza la conseguenza dei mistakes inevitabilmente suggeriti dall’irrazionalità naturale della mente umana. Avendoli approfonditi entrambi negli anni, si può ritenere che i due pensieri abbiano una logica comune. La media-varianza di Markovitz consente di mediare le diverse scelte dei singoli. L’irrazionalità dell’essere umano di Kahneman è il fattore che alimenta la variabilità rispetto alla media. Il mercato applica la finanza matematica di Markowitz sui fattori che emergono dalla irrazionalità mentale di Kahneman che ne determina i fattori del calcolo. Gli allievi di Markowitz e di Kahneman hanno trovato elementi di analisi combinata. 

Cito il caso di Sortino quando nel suo indice (downside risk) utilizza solo i rendimenti negativi per valutare un investimento, considerando (prima di Kahneman) come la mente umana tenda a ricordare più le perdite che i guadagni. Altrettanto Thaler cerca di rendere matematico il calcolo della irrazionalità per correggerne “gentilmente” gli effetti. C’è spazio per studiare ancora!

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