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ConsulenTia e SdR, una proposta di agenda comune

3/16/2024 | Massimo Scolari

Gli operatori del mercato del risparmio gestito e della consulenza dovranno dimostrare maturità ed equilibrio.


Nel mese di marzo e aprile sono previsti due importanti appuntamenti, il convegno Consulentia di Anasf a Roma ed il Salone del Risparmio di Assogestioni a Milano, che rappresentano importanti momenti di confronto e di riflessione sull’evoluzione del risparmio e dell’industria finanziaria in Italia.

La presentazione nel mese di maggio 2023 della proposta di direttiva (Retail Investiment Strategy) da parte della Commissione europea ha posto l’attenzione sulla necessità di ampliare la partecipazione degli investitori al dettaglio al mercato dei capitali, al fine di proseguire  nella realizzazione dell’Unione del Mercato dei Capitali.

Le scelte di investimento delle famiglie in Europa. Nei paesi europei si è assistito negli ultimi anni ad una crescita delle attività liquide delle famiglie (Cash e Depositi) che, in rapporto al totale delle attività delle famiglie, si sono incrementate dal 31% del 2015, anno di avvio dell’iniziativa della Commissione sull’Unione del Mercato dei Capitali, al 34% di fine 2022.

In Europa continuano a sussistere differenze importanti nel modo in cui le famiglie distribuiscono i propri risparmi. In tre paesi (Danimarca, Svezia e Paesi Bassi) alla fine del 2022 le famiglie detenevano meno del 30 % della loro ricchezza finanziaria in depositi, mentre in altri otto Stati membri la quota di depositi superava il 70 %. 

Questa situazione è rispecchiata da differenze significative nel ruolo svolto dal regime previdenziale a capitalizzazione nel sistema pensionistico, che è importante nel primo gruppo di paesi e piuttosto modesto nel secondo. Altri tre fattori contribuiscono a spiegare l'elevata quota di depositi detenuti dalle famiglie in molti paesi: un reddito nazionale lordo pro capite ben al di sotto della media europea, un livello relativamente basso di alfabetizzazione finanziaria e incentivi fiscali insufficienti per gli investimenti.

EFAMA, nella recente pubblicazione “Household participation in capital markets” (gennaio 2024), esamina i cambiamenti nella partecipazione delle famiglie ai mercati dei capitali sulla base di due indicatori: il rapporto tra gli strumenti del mercato dei capitali detenuti dalle famiglie e la liquidità e i depositi bancari (il cosiddetto rapporto "CMI")  e i relativi flussi di investimento.

Il rapporto CMI per l'Europa è sceso da 1,73 nel 2015 a 1,43 nel 2022. Questo calo è stato determinato dal massiccio aumento dei risparmi in depositi in reazione alla pandemia nel 2020 e dalla flessione dei mercati finanziari come conseguenza dell'inizio della guerra in Ucraina nel 2022. 

La stessa Commissione, nel presentare la proposta denominata Retail Investment Strategy, prende le mosse dalle medesime preoccupazioni: il mercato dell'UE per gli investimenti al dettaglio rimane, secondo gli standard internazionali, caratterizzato da bassi livelli di partecipazione degli investitori al dettaglio. 

Nel 2021 circa il 17 % del patrimonio delle famiglie dell'UE era detenuto in strumenti finanziari (azioni quotate, obbligazioni, fondi di mutualizzazione e strumenti finanziari derivati), per un importo pari a 5.610 miliardi di Eur, pari al 38,6 % del PIL). In confronto, le famiglie negli Stati Uniti detenevano circa il 43% del loro patrimonio in titoli. 

Si stima che la base di investitori al dettaglio nell'UE ammonti a circa 50 milioni di famiglie, ossia circa un quarto di tutte le famiglie.

 

La specificità dell’Italia. In questo contesto europeo, come si contraddistingue il mercato del risparmio nel nostro paese?

In termini relativi al Prodotto Interno Lordo la ricchezza finanziaria delle famiglie italiane è maggiore rispetto ai principali Stati membri della Ue ed è preceduta solo da Danimarca, Svezia, Olanda e Belgio.

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Esaminando i dati sulle attività e passività delle famiglie a fine 2022 forniti da Eurostat, si può effettuare un confronto tra i principali quattro Stati membri dell’Unione europea.

In Italia, rispetto a Francia e Germania, gli investitori al dettaglio detengono una quota maggiore di strumenti finanziari (Mifid Assets), mentre risulta assai inferiore la quota investita in prodotti assicurativi e previdenziali.

Come si evidenzia nella tabella, alla fine del 2022 le famiglie italiane detenevano 2.244 miliardi di Mifid Assets (obbligazioni, azioni quotate e fondi di investimento), l’importo in assoluto più consistente tra i 27 Stati membri dell’Unione europea.

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Un'altra caratteristica strutturale e distintiva del mercato del risparmio gestito in Italia consiste nel maggior ruolo assunto dagli investitori al dettaglio nella partecipazione ai fondi comuni di investimento: la quota detenuta direttamente dalle famiglie italiane è in assoluto la seconda in Europa, solo inferiore al dato relativo alla Germania. Risulta invece nettamente inferiore in Italia la quota detenuta dagli investitori istituzionali.

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I temi di discussione proposti dalla Retail Investment Strategy. La maggiore diffusione in Italia degli strumenti finanziari e dei prodotti del risparmio gestito, detenuti direttamente dalle famiglie, impone una particolare attenzione alle regole di condotta degli intermediari e dei consulenti finanziari finalizzata a garantire la massima protezione degli investitori al dettaglio.

La proposta avanzata dalla Commissione europea nel mese di maggio dello scorso anno, denominata Retail Investment Strategy (RIS), ha evidenziato la decisa convinzione da parte delle Autorità di perseguire l’obiettivo di ampliare la partecipazione della clientela al dettaglio al mercato dei capitali, pur preservando il massimo grado di protezione degli investitori.

I temi di discussione proposti dalla RIS, che auspicabilmente saranno affrontati nel corso degli importanti convegni di primavera, possono essere riassunti nei seguenti:

  • Accrescere il grado di fiducia degli investitori nei riguardi della consulenza in materia di investimenti mediante l’introduzione dell’obbligo di operare nel migliore interesse del cliente (requisito di Best Interest);
  • Migliorare la qualità dei prodotti finanziari e assicurativi mediante l’applicazione del criterio del Value for Money sia da parte dei produttori che dei distributori dei prodotti;
  • Migliorare la qualità delle comunicazioni a favore dei clienti, semplificando i documenti messi a disposizione e garantendo la confrontabilità dei prodotti;
  • Aumentare gli standard di qualificazione professionale dei consulenti finanziari mediante opportuni percorsi di certificazione della formazione;
  • Fornire un decisivo supporto alla crescita dell’educazione finanziaria degli investitori per renderli maggiormente consapevoli delle proprie scelte di investimento.

 

Una maggiore presenza degli investitori al dettaglio richiede un adeguato grado di responsabilità e di qualità professionali da parte dei consulenti finanziari.

Gli operatori del mercato del risparmio gestito e della consulenza in Italia dovranno quindi dimostrare maturità ed equilibrio per consentire un ulteriore crescita della partecipazione al mercato dei capitali da parte degli investitori.

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